ARC RECENSIONE

Loki. Il giovane dio dell’inganno
396 pagine
Uscita: 3 Marzo 2020 per Oscar Fantastica
Non è ancora giunto il momento di misurarsi con gli Avengers: per ora il giovane Loki è impegnato al massimo delle sue forze per dimostrarsi eroico, mentre tutti intorno a lui lo ritengono inadeguato.
Tutti tranne Amora, l’apprendista maga, che sente Loki come uno spirito affine e riesce a vedere la sua parte migliore. È l’unica che apprezzi la magia e la conoscenza. Un giorno però Loki e Amora causano la distruzione di uno degli oggetti magici più potenti conservati ad Asgard e lei viene esiliata su un pianeta dove i suoi poteri svaniscono.
Privato dell’unica persona che abbia visto la sua magia come un dono piuttosto che una minaccia, Loki scivola sempre più nell’ombra di suo fratello Thor. Ma quando tracce di magia vengono ritrovate sulla Terra e messe in relazione con alcuni omicidi, Odino manderà proprio Loki a scoprire cos’è successo.
Mentre si infiltra nella Londra del diciannovesimo secolo, la città di Jack lo Squartatore, Loki intraprenderà una ricerca che va oltre la caccia a un assassino. E finirà per scoprire la fonte del proprio potere e quale sarà il suo destino. (da Goodreads)
Prima di tutto, vorrei ringraziare ancora Oscar Mondadori per avermi spedito una copia cartacea di questo straordinario libro. Mackenzi Lee, già autrice della saga dei Montague Siblings, The gentleman’s guide to vice and virtue, The lady’s guide to petticoat and piracy e The gentleman’s guide to getting lucky, esplora il personaggio di Loki, un giovanissimo dio dell’inganno disperato perché sente il bisogno di dimostrare ad Asgard e a suo padre Odino il proprio valore. Loki combatte contro qualcosa che sembra già scritto in precedenza, contro un destino, ponendosi la domanda che tutti quanti si sono posti: è possibile cambiare il proprio destino?
Lo stile di scrittura è scorrevole ed evocativo. Basta leggere poche frasi e immediatamente si ha l’impressione di essere con Loki al banchetto, a complottare con Amora, a camminare per Asgard o la Londra del diciannovesimo secolo insieme a Loki, ammirando i palazzi e i giardini, osservando i morti viventi e chiacchierando con Theo e gli altri personaggi.
Narrato dal punto di vista di Loki, è quasi impossibile (o almeno, lo è stato per me) non provare empatia per lui e comprendere il perché dei suoi gesti e scelte. Vissuto all’ombra di suo fratello Thor, nei confronti del quale (come per tutti i rapporti tra fratelli) nutre un sentimento di amore/odio, Loki non si è mai sentito accettato ad Asgard.
Genderfluid, con stivali con il tacco, smalto nero, Loki vive in un mondo di guerrieri, ma, per quanto si sforzi di provarci, di allenarsi, non lo è. Lui è uno stregone. La sua magia, però, è sempre stata vista con paura e sospetto da tutti, soprattutto da Odino che non riesce a comprendere il proprio figlio e sembra determinato a vederlo come lo vedono gli altri, come inadeguato, sbagliato. In particolar modo quando giunge il momento di decidere chi sarà l’erede di Asgard tra lui e Thor.
Evidente e sottolineata in più occasioni è la rivalità tra i due fratelli, specialmente perché Loki sembra combattere contro un sistema che è determinato a vederlo in un certo modo. Per quanto provi a comportarsi correttamente si ritrova contro un mondo che già l’ha etichettato, in particolar modo quando giunge sulla Terra (chiamata Midgard) e scopre ciò che è stato scritto su di lui. Esemplare nel modo in cui i due fratelli sono trattati in modo diverso è la missione diplomatica ad Alfheim, quando Loki, pur avendo imparato il protocollo da usare a corte, viene messo in ombra da Thor che, nonostante avesse completamente ignorato regole e protocolli, è visto di buon occhio.
Interessante e intenso è il legame che si crea tra Loki e Amora, l’unica, tralasciando Frigga (che spesso e volentieri deve obbedire al volere del marito sulle faccende della magia), che è in grado di vedere i suoi poteri come un dono e non una minaccia. In compagnia di Amora, Loki è libero di essere ed esprimere se stesso, imparando la magia, facendo scherzi magici, avventure. Quando la giovane, per proteggerlo, si addossa la colpa della distruzione di un prezioso oggetto e viene mandata in esilio, Loki si ritrova da solo in un posto dove non viene accettato e compreso. Incontrarla dopo spinge Loki a dover decidere di chi fidarsi e a chi essere leale.
Ho trovato estremamente interessante l’ambientazione di Londra. Quando Loki (per missione o punizione) viene mandato nella Londra del diciannovesimo secolo, si ritrova a collaborare (più o meno volentieri) con la SHARP society, e indagare su una serie di omicidi che sembrano recare tracce di magia. Nella Londra di Jack lo Squartatore, sono evidenti delle grandi differenze rispetto ad Asgard.
Tramite la signora Sharp e le sue difficoltà, Loki viene a conoscenza di quanto sia difficile, per una donna di quel periodo, affermarsi in un campo professionale e soprattutto in uno che molti credono non esista. Viene sottolineato un sessismo presente all’epoca e Asgard viene visto come un luogo quasi idilliaco a confronto.
La cosa che mi ha colpito di più è stato il parallelismo tra Loki e Theo.
«Le donne non possono votare su Midgard?» chiese Loki.
La signora S. lo fissò, come cercando di capire se fosse serio, poi disse: «Theo è un ragazzo a cui piacciono i ragazzi. Non esclusivamente i ragazzi, almeno credo. Non ne abbiamo mai parlato a lungo. Ma è un reato penale nel nostro regno. Avere relazioni intime tra due uomini».
«Oh.» Loki non sapeva cosa dire. Sapeva cosa significasse essere scacciati, indesiderati e scherniti per come si è fatti. Voler trovare la forza e l’orgoglio nelle cose che ti rendono te stesso, nonostante il mondo ti dica di nasconderle. È una dissonanza difficile da cogliere finché non ti risuona nelle orecchie. (Pagina 216)
Sia Loki che Theo faticano ad essere accettati nei rispettivi mondi. Nasce tra loro un’intensa amicizia, che però sarà ostacolata dalla presenza della prima fiamma di Loki, dalla sua necessità di proteggere il proprio cuore e di dover tornare a casa, seguire il suo piano per dimostrare il proprio valore.
Quasi è possibile dividere il romanzo in più parti, la prima ambientata ad Asgard, la visita sulla Terra e la parte finale. Nel romanzo sono numerosi i temi trattati. Tramite la signora Sharp viene reso esplicito il sessismo dell’epoca. Venendo a conoscenza del passato di Theo e di come viene attualmente trattato, soprattutto dalla polizia, è palese l’omofobia e la difficoltà del giovane di trovare un posto dove sentirsi accettato, al punto da chiedere a Loki di portarlo con sè ad Asgard.
La difficoltà di Loki di legarsi, di sentirsi libero di essere se stesso è evidente. Si protegge con il suo sarcasmo, con le sue occhiatacce, con il suo non volersi affezionare.
Loki decise che non si sarebbe mai più affezionato a nessuno. Era uno sforzo eccessivo per il suo cuore. (Pagina 377)
Lui si ritrova a dover lottare contro i propri sentimenti e il suo piano e ambizioni. Mi è molto piaciuto il personaggio di Theo, che, nonostante la sua ferita e le condizioni in cui vive, è straordinario, leale, testardo e sarcastico. Amo il rapporto che crea con Loki. Un rapporto che, a causa delle storie che Theo legge su Loki, è sospettoso, almeno all’inizio, ma poi lentamente i due iniziano a fidarsi l’uno dell’altro. Anche se era scontato che finisse in quel modo, mi è dispiaciuto leggere della loro separazione e di come avviene.
Intensa e particolare è la relazione con Amora, poiché la giovane rappresenta, nel passato qualcuno con cui Loki poteva essere se stesso e nel presente il “nemico” da sconfiggere, affamata di potere e incurante delle conseguenze. Tra Loki, Amora e Theo si va a creare una sorta di triangolo amoroso, che poi non viene successivamente sviluppato a fondo, ma serve per rendere conflittuali i pensieri e la lealtà di Loki.
Interessanti sono i personaggi secondari, come Gem, che, contrariamente al resto del popolo londinese, è in grado di avere una mentalità aperta sia nei confronti dell’orientamento sessuale di Theo sia per quanto riguarda la magia e la SHARP society. Mi è anche piaciuta la caratterizzazione di Thor, in quanto appare come il gigante buono e biondo, che è legato a Loki, rispettoso delle regole e leggermente ingenuo, chiassoso e esuberante, che si mette in netto contrasto con la mente, la tranquillità e i piani del fratello.
Mi sono piaciuti anche i riferimenti allo SHIELD e al personaggio di Stark.
Il finale.
Non so esattamente come dovrei sentirmi nei confronti del finale, perché di primo acchito mi ha delusa, perché sembrava come se Loki si fosse arreso dinanzi a un destino che già era stato scritto, come sui libri che Theo aveva letto su di lui.
Rileggendo e riflettendoci, però, mi sono resa conto che Loki COMPIE una scelta. Lui non si arrende al destino, bensì SCEGLIE volontariamente di essere uno stregone, di approfondire la sua conoscenza. Un finale che, però, lascia con l’amaro in bocca.
In conclusione, Loki. Il giovane dio dell’inganno è un bellissimo libro, pieno di personaggi interessanti proprio nelle loro sfaccettature e ambiguità.
Consiglio a tutti coloro che amano il personaggio di Loki, ma anche a chi ama la mitologia, un’indagine ambientata in una Londra del diciannovesimo secolo, misteri e intrighi, di correre in libreria domani a comprarlo.