"What she needs are stories. Stories are a way to preserve one's self. To be remembered. And to forget. Stories come in so many forms: in charcoal, and in song, in paintings, poems, films. And books. Books, she has found, are a way to live a thousand lives—or to find strength in a very long one.” The invisibile life of Addie LaRue
Figlia del più potente trafficante dello Stretto, la giovane Fable ha conosciuto un solo luogo che possa chiamare “casa”: una nave ormai colata a picco. Quattro anni prima ha visto la madre annegare durante una terribile tempesta; il giorno seguente il padre l’ha abbandonata su un’isola covo di furfanti. Per sopravvivere Fable ha dovuto imparare a badare a se stessa, senza fidarsi di nessuno e contando solo su ciò che sua madre le ha insegnato. A tenerla viva è il desiderio di lasciare l’isola, ritrovare il padre e rivendicare il proprio posto al suo fianco. Ad aiutarla nell’intento c’è West, un giovane mercante. Fable però si accorge presto che durante la sua permanenza sull’isola i nemici del padre e i rischi connessi alla sua attività si sono moltiplicati; e, come se non bastasse, West non è chi dice di essere. Ma la ragazza non ha scelta: se vuole rimanere viva, dovrà lottare insieme a lui contro pericoli ben peggiori degli uragani che flagellano lo Stretto.
Ero molto entusiasta all’idea di leggere Fable. Sono innamorata della copertina ed ero molto incuriosita dalla trama. Una giovane che ha perso tutto, costretta a cavarsela da sola e a rivendicare il suo posto accanto al più potente trafficante che abbia mai conosciuto. Una ragazza desiderosa di ottenere ciò che è suo e che affronta una serie di pericoli per farlo. Purtroppo, nonostante le premesse siano buone e la trama abbia delle potenzialità, la storia non mi ha particolarmente colpito.
Cosa mi è piaciuto? L’ambientazione sicuramente è molto intrigante, tra isole piene di furfanti, navi, immersioni e un mondo costellato da inganni, gioielli, segreti e bugie. Il gergo navale è davvero molto presente. La giovane protagonista è testarda, determinata a ottenere ciò che vuole, ma purtroppo non salva la storia. Può attirare la lettura all’inizio, ma poi…
Cosa NON mi è piaciuto? Difficile dirlo con precisione, se non voglio scrivere un altro libro al posto di una recensione, ma riassumendo:
Fable è il tipo di libro che sembra partire bene, ma che si perde un po’ andando avanti, tra incongruenze, scene messe a caso, deus ex machina e coincidenze un po’ troppo tirate per essere realistiche. La trama ci potrebbe anche essere, ma doveva essere sviluppata decisamente meglio, perché si perde e già a metà libro, se non a un quarto, non si riesce a comprendere quale sia la direzione. Ci sono poche scene, parecchie prevedibili, come alcune rivelazioni che mi hanno lasciata abbastanza basita nel pensare: “Ah, e tu ora ci sei arrivata a tale conclusione?”
L’andamento della storia è molto piatto e se fosse stata editata, sviluppata e movimentata un po’, anche solo un po’, poteva decisamente risultare una lettura migliore. Potenziale non sviluppato.
I personaggi. Per quanto uno si possa affezionare a loro (ma perché? Come?) molti, se non tutti, sono monodimensionali. West, l’affascinante e misterioso capitano di una nave altrettanto misteriosa. I suoi colleghi e marinai ci sono e non ci sono e non vengono minimamente inquadrati o sviluppati, se non gettando lì due frasi in croce. Fable, in quanto protagonista, è appena più approfondita, ma anche qui, pare ci sia l’intento di fare qualcosa e che poi si perda negli abissi marini.
Rapporti interpersonali. Anche in questo caso, ci sono momenti simpatici, di legame tra i vari personaggi, che però non salvano la lettura. In particolar modo c’è una storia d’amore che viene gettata lì, assolutamente senza nessun motivo, tramite frasi messe a casaccio che sembrano spuntare dal nulla. Dialoghi abbastanza inconsistenti e un finale piuttosto prevedibile nel momento in cui si parla di scorciatoie. Non credo leggerò altri libri di questa saga.
Benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a Sole nero di Rebecca Roanhorse. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima che non ha influenzato in alcun modo le mie opinioni.
Disponibile su:
Collana: Fantastica
ISBN: 9788804749196
588 pagine
Prezzo: € 17,00
Cartaceo
In vendita dal 16 maggio 2023
Nella città sacra di Tova, il solstizio d’inverno è un momento di celebrazioni e rinnovamento, ma quest’anno coincide con un’eclissi di sole, un evento astronomico raro che i Sacerdoti del Sole vedono come una rottura dell’equilibrio globale. Nel frattempo, una nave proveniente da una città lontana sta per arrivare a Tova proprio per il solstizio. La sua capitana, Xiala, una Teek caduta in disgrazia, ha il dono di un Canto in grado di placare le acque e sconvolgere le menti; trasporta un passeggero, Serapio, un giovane cieco, sfregiato, totalmente innocuo. Ma Xiala sa fin troppo bene che, di solito, quando un uomo è definito “innocuo”, finisce per diventare il malvagio della storia. Animata da una serie di personaggi indimenticabili, l’avventura narrata da Rebecca Roanhorse esplora temi come la decadenza del potere, il peso della storia, la lotta degli individui contro le convenzioni sociali e le ferite del loro passato.
Primo libro di una trilogia ispirata alle civiltà pre-colombiane, Sole Nero è una storia che si svolge su molteplici livelli, narrata da più voci narranti, le cui principali sono quella di Naranpa, Serapio e Xiala. Oscillando tra cielo e terra/acqua, letteralmente, tra le vicende di Serapio e Xiala sulla nave e sull’acqua e quelle di Naranpa in cielo e tra il clero, la storia è abbastanza intrigante. Popolata da personaggi complessi, ognuno con i propri obiettivi, capacità e sfaccettature, l’obiettivo della scrittrice è quello di creare un universo sfaccettato, carico di storia e pieno di intrighi. Purtroppo, per me, ci riesce a metà.
Sole nero è un libro che ha grandi potenzialità. Ambientato in un mondo d’ispirazione chiaramente non occidentale e orientale, ci viene detto dalla trama e dalle note che sarebbe d’ispirazione pre-colombiana. Eppure, nell’ignoranza del lettore, la storia poteva essere ambientata ovunque, poiché difficile da individuare, nonostante gli affascinanti mondi e tradizioni descritte. Le ambientazioni, il modo di navigare di ispirazione polinesiana, sono cose che si comprendono solo alla fine, grazie alle note dell’autrice stessa. L’idea della città sacra, dei sacerdoti, dei diversi clan e la convergenza che dovrebbe annunciare l’arrivo del Dio Corvo che avrebbe vendicato il suo popolo dalle violenze subite è estremamente affascinante, ma, purtroppo, resa non benissimo.
Si tratta di un libro di quasi 600 pagine, all’interno del quale la trama si perde e si dipana in maniera poco consistente, con elementi affrettati e poco considerati, un andamento oscillante, certe volte la storia è rapida, altre rallenta senza motivo e con alcuni buchi di trama e deus ex machina presenti. Vengono introdotte, accennate e poi abbandonate a se stesse, sotto trame che saranno, spero, sviluppate meglio nei libri successivi, ma che qui occupano solo spazio e non forniscono molto alla trama stessa, ma che, anzi, la rallentano e la bloccano.
Essendo una lettrice che ama leggere dei libri inclusivi, ero molto entusiasta di questo, dato che era stato celebrato come tale. All’interno di Sole nero c’è, infatti, un protagonista cieco, una donna bisessuale e personaggi non binari. Mi dispiace dirlo, però, ma si tratta di un libro che ha di inclusivo solo il nome. Nel parlare del personaggio bisessuale si ricorre ai soliti preconcetti e stereotipi che li vedono lascivi e disposti a fare sesso con chiunque, i personaggi non binari sono due, esattamente due, e ridott* allo sfondo e anche in questo caso vist* come moralmente ambigu* e capriccios*. Uno dei protagonisti è apparentemente cieco. Scrivo, apparentemente, perché la sua disabilità c’è e non c’è. Si tratta di un personaggio cieco che non si comporta da cieco, fatta eccezione per alcuni stereotipi nuovamente usati come la presenza di un bastone o come si muova. Un personaggio cieco di nomea, la cui cecità pare essere un’espediente narrativo che poi non porta da nessuna parte. Un cieco che però vede e si comporta come un personaggio vedente, la cui disabilità è decisamente poco chiara.
Sole nero è un libro che si presenta con una buona scrittura e una trama interessante, ma che, sfortunatamente, non è al livello di ciò che ci si è preposto. La caratterizzazione c’è, ma non del tutto, si ricorre a stereotipi che avrei preferito non vedere, la trama presenta dei buchi e un andamento oscillante. Si tratta di un libro con un grande potenziale, perché si vede che l’autrice ha fatto le sue ricerche, ma non ha saputo metterle in atto, sia nelle descrizioni, che nelle caratterizzazioni o nello svolgimento della trama stessa.
Mi dispiace dirlo, ma nonostante la presenza di molti personaggi, sono riuscita ad affezionarmi a nessuno di loro e ho trovato le relazioni interpersonali poco sviluppate o non necessarie ai fini della trama. Purtroppo non continuerò questa saga.
Benvenut* alla mia tappa dedicata a Il trono di gelsomino di Tasha Shuri. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato e alla casa editrice per la copia in anteprima!
Genere Fantasy
Collana Collezione Immaginario Fantasy
Ciclo The Burning Kingdoms
Anno 25 aprile 2023
Pagine 528
Esiliata dal dispotico fratello, la principessa Malini passa le giornate tra le mura di un tempio in cui è tenuta prigioniera, sognando la sua vendetta. La giovane Priya, invece, tiene nascosta la sua identità e lavora come serva nella dimora dell’odiato reggente. Ma quando Priya viene assegnata alle stanze di Malini e quando quest’ultima scopre la vera natura dell’altra, i loro destini si intrecciano irrimediabilmente. Una principessa che vuole rubare il trono al fratello e una serva in possesso di una magia proibita che cerca disperatamente di salvare la propria famiglia. Insieme, metteranno a ferro e fuoco l’impero.
The Jasmine Throne – Il trono di gelsomino dà inizio a una trilogia fantasy ambientata in un mondo ispirato alla storia e alle leggende indiane, in cui una principessa spietata e una potente sacerdotessa diventano delle improbabili alleate “in questo racconto ferocemente e sfacciatamente femminista” (S.A. Chakraborty).
Priya è una giovane serva, che lavora alle dipendenze del reggente del suo paese. Quando l’amica Sima le suggerisce di candidarsi con lei per occuparsi di una prigioniera rinchiusa nell’Hirana, Priya decide di accettare, nonostante quel luogo sia pieno di ricordi che preferirebbe non rievocare. Malini è la sorella dell’imperatore Chandra e, a causa di un complotto per rimuoverlo dal trono, ha perso ogni cosa e ora lotta per sopravvivere. Quando un’aggressione improvvisa spinge Priya a usare i poteri che ha lottato per tenere nascosta e viene sorpresa da Malini, ogni cosa cambia. Le due giovani inizieranno un rapporto fatto di vulnerabilità, menzogne, accurate rivelazioni e mezze verità, girando intorno l’una all’altra, servendosi a vicenda e cercando di comprendere, man mano che il rapporto si approfondisce, cosa provano l’una per l’altra e, soprattutto, se sono in grado di anteporre se stesse ai loro desideri e destini.
Primo libro di una trilogia d’ispirazione indiana, la storia è ambientata in un regno controllato da un crudele imperatore, all’interno del quale c’è un netto divario socio-economico e dove la popolazione dell’antico regno di Ahiranya lotta contro le disposizioni che li vogliono privati della loro cultura, lingua e identità. Un regno dove una pestilenza sta colpendo la popolazione e contro la quale non c’è alcun tipo di cura e dove i ribelli sono disposti a tutto pur di riprendere il potere del regno di Ahiranya. In questo contesto si muovono i personaggi di Priya e Malini, Sima e Bhumika, Rukh e Ashok, in un mondo dove la magia è connessa alle acque e alla terra e dove per ottenerla si rischia la vita, dove lealtà e menzogna si intrecciano e dove ogni cosa è sul punto di cambiare un intero impero.
La storia viene narrata da molteplici punti di vista, ma principalmente da Priya e Malini, i cui destini s’intrecciano, tra sotterfugi, menzogne, magia e ribellioni. Priya è una giovane sacerdotessa, ma che vuole dimenticare il suo passato e ciò che ha perso. Ritornare sull’Hirana, però, significa riconnettersi a un luogo e a una magia che credeva aver perso e che la spingerà a scontrarsi con iribelli, a partecipare a una lotta inaspettata e a venire coinvolta in una storia alla quale non era preparata. Malini, giovane principessa cresciuta a corte, tra ricchezze e bellezze, è determinata a fare ciò che è giusto per il proprio popolo, anche se il suo tentativo di spodestare il fratello dal trono la porta ad essere una prigioniera, lentamente lasciata morire. L’incontro con Priya, la sua presenza e aiuto cambieranno ogni cosa per entrambe.
Il trono del gelsomino è una storia che si muove su più fronti, meravigliosamente intricata, ma senza risultare confusionaria o complicata da seguire. Ci sono intrighi politici e di corte, ribellioni in atto, una pestilenza che sta lentamente decimando una popolazione, una violenta misoginia e un estremo razzismo nei confronti degli abitanti di Ahiranya, popolazione violentemente annessa al regno, la cui cultura, lingua e abitudini sono costantemente minacciate e cancellate. In un mondo dove essere se stessi, sia essere Ahiranyi, che avere un’altra religione, che essere sacerdoti o donne non obbedienti può significare la morte, Priya, Malini e l’amica di Priya, Bhumika, si muovono attentamente, tra sotterfugi, sacrifici e menzogne, lottando nell’oscurità per proteggere le persone che amano, salvare se stesse e l’impero stesso.
Il sistema magico è molto particolare e legato alla montagna, l’Hirana, la cui connessione con Priya è sempre stata forte e importante. La capacità di accedere ad acque potenti, a connettersi con sacerdoti e sacerdotesse mentalmente, attingere alla forza della natura attorno a sé è davvero molto originale e mi ha colpito moltissimo. Priya è un personaggio ben scritto e stratificato. Costretta a fare i conti con il proprio passato, i suoi poteri e natura e a scegliere cosa è più giusto per lei e le persone che ama, è determinata e testarda e ben caratterizzata nelle sue scelte. Malini spicca allo stesso modo, mostrando a Priya e al lettore le varie maschere che deve usare per poter sopravvivere in un mondo comandato da uomini, dove la sua esistenza è costantemente minacciata. Bhumika, amica di Priya e sorella sacerdotessa, moglie del reggente e potente, è un altro personaggio che mi ha profondamente colpito per la sua determinazione e forza. All’interno della storia sono anche presenti personaggi maschili, come Ashok, Rao, Prem, Rukh, ma sono le donne a spiccare con la loro forza, determinazione e intelligenza. Nonostante come vengano viste dal nuovo regno, come la loro morte viene vista quasi come un destino sacro, le donne del libro sono personaggi determinati, calcolatori, intelligenti e con le idee ben chiare su ciò che vogliono ottenere.
Per quanto riguarda l’aspetto romantico, c’è un lunghissimo slow burn e devo ammettere che il rapporto tra le due giovani donne non mi ha particolarmente colpito. Non ho notato molta chimica tra loro e, se lo sviluppo del rapporto appare abbastanza prevedibile, la storia non avrebbe sentito la mancanza di questo elemento, secondo la mia opinione. Si tratta di due donne con obiettivi ben diversi, unite da necessità e attrazione e affetto, ma il cui rapporto non mi ha molto colpita. Sono, però, curiosa di saperne i suoi sviluppi.
Complessivamente, tra sotterfugi politici, ribellione violenta, magia legata alla terra e personaggi ben complessi, la storia è ben fatta e sviluppata e sono davvero curiosa di leggerne il seguito.
Buongiorno e benvenut* alla mia tappa per Le trame del regno di Tahereh Mafi! Un grazie enorme a Franci per aver organizzato, Dolci per il banner e la casa editrice per la copia in anteprima!
Per il mondo, Alizeh non è altro che un’umile serva, e non l’erede scomparsa dell’antico regno Jinn costretta a nascondere la sua identità. Il principe ereditario Kamran conosce le profezie che annunciano la morte del re, ma può immaginare che la serva dagli occhi misteriosi, la ragazza che non riesce a togliersi dalla testa, sconvolgerà il suo regno e il mondo intero. E mentre gli animi si infiammano e la guerra divampa oltre le mura del palazzo, la posta in gioco diventa sempre più alta…
Perfetto per i fan di Leigh Bardugo e Sabaa Tahir, This Woven Kingdom – Le trame del regno è il primo capitolo di un’epica e romantica serie fantasy ispirata alla mitologia persiana dell’autrice Tahereh Mafi.
Alizeh non è che per il mondo un’umile serva, che lavora in una grande casa nobiliare e che lotta per sopravvivere facendo anche la sarta nei rari momenti di libertà. Pochi sanno che una Jinn, le cui abilità, la forza, la resistenza e la possibilità di diventare invisibile, tra le varie capacità, sono accuratamente nascoste ai più. Nonostante gli accordi presi dal re Zaal che hanno posto fine alle guerre tra Jinn e gli Argilla, il suo popolo è decimato, preso di mira e lei stessa ha perso ogni cosa. Ormai si è rassegnata a un tipo di vita nel quale poco le resta e le basta. Non importa che sia la regina dell’antico regno Jinn. Eppure cambiamenti incombono all’orizzonte e una sventata aggressione, un atto di pietà e compassione e un inaspettato incontro sono ciò che basta per mettere in moto qualcosa che le stravolgerà per sempre la vita. Kamran è il principe, erede al trono ed è ben consapevole di una profezia che minaccia la morte del re, suo nonno, a causa di una giovane, ma non avrebbe mai potuto immaginare che il suo coinvolgimento e curiosità avrebbe fatto incrociare il suo cammino con quello di una serva bellissima e dagli occhi misteriosi. La sua vita, nel palazzo colmo di ricchezze e agi non potrebbe essere più diversa da quella della giovane e nonostante le responsabilità e il pericolo, Kamran e Alizeh non riescono a non essere attratti l’uno dall’altra, stravolgendo così il destino del loro paese.
Inspirata alla mitologia persiana, Le trame del regno è il primo romanzo di una trilogia fantasy, tra intrighi politici e romanticismo. La storia è narrata da due punti di vista, quello di Alizeh e quello di Kamran, dalle profonde differenze sia di status che di opportunità, le cui vita si incontrano, scontrano e intrecciano in una trama fitta e ben più complicata di ciò che possano immaginare, tra profezie, regni in pericolo e minacce interne ed esterne.
Le trame del regno è un libro che mi è abbastanza piaciuto. Mi ha colpito l’aspetto politico sociale, le ribellioni che minacciano il regno di Ardunia dall’interno e dall’esterno, i nemici politici e come l’autrice sia stata in grado, tramite i due punti di vista, a mostrare il regno da due prospettive ben diverse e con personaggi molto differenti l’uno dall’altra. Alizeh, nonostante le privazioni della sua vita, i lutti e le sofferenze, è una giovane testarda e coraggiosa, determinata a sopravvivere e a cavarsela in un mondo che, sia perché è una serva che perché é Jinn, è determinato a schiacciarla, aggredirla, farle del male. Alizeh è sempre stata costretta e in grado di cavarsela da sola e quando qualcuno di inaspettato riconosce la sua identità e le offre una via di fuga dagli abusi subiti, ogni cosa cambia. Kamran, dall’altro lato, è giovane e testardo, molto tendente all’irascibilità, la cui vita viene stravolta dalla vista della giovane, che non riuscirà più a togliersi dalla testa e che stravolgerà ogni cosa.
Cosa mi è piaciuto del libro? L’aspetto sociale e politico, gli intrighi di corte, le ribellioni in atto che minacciano il regno, la testardaggine e compassione di Alizeh e la sua resilienza, di fronte a ogni tipo di avversità e abusi. Un bel personaggio, ben sviluppato e che matura molto nel corso della storia, diventando sempre più consapevole di chi è e che può fare. Nonostante il finale inaspettato, non vedo l’ora di vedere cosa le accadrà.
Cosa NON mi è piaciuto del libro? Sfortunatamente non ho per niente apprezzato il personaggio di Kamran, che ho trovato inutilmente tendente alla rabbia, con comportamenti incostanti e quasi un’ossessione nei confronti di una giovane intravista una volta soltanto. La presenza di giri di parole infiniti per dire qualcosa, soprattutto nel palazzo e tra reali ha reso la lettura molto lenta in alcuni punti, ma la cosa che mi ha deluso e che ha fatto scendere le stelle che avrei dato al libro è stato l’instalove.
L’instalove è un trope che odio profondamente e che ho trovato ben presente in questo libro. Kamran vede una volta Alizeh e si ossessiona, dapprima credendola una spia intenta a minacciare il regno, poi facendosi sconvolgere dalla sua estrema bellezza che lo porta a sentirsi contrastato nelle scelte che dovrebbe fare per il suo regno. Alizeh e Kamran si innamorano all’improvviso. Non si conoscono, non sanno neanche i nomi l’uno dell’altro quando si baciano la prima volta e la presenza di questa coppia e romanticismo ha decisamente deluso le mie aspettative, perché spunta dal nulla, senza radici e senso.
Non so se continuerò a leggere questa saga, soprattutto per questa coppia che non mi ha minimamente coinvolta.
Ciao a tutt* e benvenut* alla mia tappa del blog tour dedicato a Una virtù crudele di Emily Thiede. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima, che non ha in alcun modo influenzato le mie opinioni.
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Tre matrimoni. Tre funerali. Alessa china la testa per nascondere gli occhi asciutti mentre si inginocchia davanti alla bara tempestata di gioielli sull’altare. Avrebbe pianto. Dopo. Lo ha sempre fatto. Restare vedova a diciotto anni è senza dubbio una tragedia. Ma è difficile trovare le lacrime quando la si vive per la terza volta.
Il dono che gli dei hanno concesso ad Alessa, in effetti, avrebbe dovuto amplificare la magia del suo Dorgale, non ucciderlo al minimo tocco. E ora, a un soffio dall’arrivo di uno sciame affamato di demoni che divorerà tutto ciò che incontrerà su Sansaverio, la giovane Lumera non ha più tempo per trovare un altro compagno e insieme opporsi all’avanzata delle forze maligne. Inoltre, influenzati da un predicatore, i suoi stessi soldati tentano di assassinarla, convinti che ucciderla sia l’unica speranza di salvezza per l’isola.
Nel disperato tentativo di sopravvivere, Alessa decide di assoldare Dante come guardia del corpo personale, un emarginato cinico e con la fama di essere un assassino. Ma con la ribellione ormai alle porte, i segreti che nasconde l’uomo potrebbero condurre al più terribile dei tradimenti. Si tratta di un alleato o di un nemico? Da questa risposta dipende sia la vita della giovane sia il destino del suo Paese.
Alessa è stata scelta e benedetta dalla Dea in quanto Lumera. Il suo dono è quello di amplificare quello del suo Dorgale e in tal modo proteggere l’isola di Sansaverio dalla Grande Voragine. Eppure le basta il minimo tocco per uccidere ogni suo prescelto. Con poche settimane restanti prima che una folla di scarabei demoniaci uccidano tutti sulla sua isola, con un prete che incita alla ribellione e alla sua uccisione come unica soluzione per salvarsi, tra tradimenti nel palazzo e i suoi stessi consiglieri che optano per la sua morte per salvarsi, Alessa è disperata. Si ritrova, quindi, dopo essere quasi stata assassinata, ad assumere come guardia del corpo un giovane scontroso chiamato Dante, capace di destreggiarsi con armi e sia all’interno del palazzo che nella città. Inoltre, con il tempo che scorre veloce verso l’ennesima Grande Voragine, disposta a tentare il tutto per tutto, Alessa invita nel palazzo i rimanenti Dorgali, in modo da potersi allenare insieme e comprendere come meglio usare i loro poteri per proteggere se stessi e gli abitanti dell’isola. Eppure la presenza di Dante, con i loro battibecchi, confessioni e sentimenti che diventano sempre più forti potrebbe sbilanciare tutto quanto. O forse no.
Una virtù crudele è il romanzo di debutto di Emily Thiede e devo ammettere di esserne rimasta piacevolmente sorpresa. Si tratta di una lettura molto interessante, scorrevole e piena di tutto ciò che si potrebbe desiderare: magia, romanticismo, battibecchi, slow burn, momenti divertenti e romantici, “found family”, miti, bugie e rivelazioni. Un romanzo appassionante, divertente e romantico. Sin dall’inizio si è trascinati nella storia, in un’ambientazione che rimanda alle isole italiane, tra limoni e grandi costruzioni a picco sul mare, tra spiagge e scogliere, con una lingua antica che viene tradotta con il sardo, tra miti e leggende. Una Lumera con un potere in grado di salvare un’intera isola e un compagno, un Dorgale, al suo fianco per sostenerla e offrirle il suo, di potere. Tra demoni, leggende e superstizioni, Alessa si muove, investita di una responsabilità enorme, ingabbiata da regole e imposizioni, allontanata dalla famiglia, impossibilitata al tocco e diventando, ormai, più un simbolo che una persona. La storia viene narrata dalla giovane che, investita di responsabilità, viene privata persino del nome e si ritrova con un potere che non riesce a controllare e assolutamente isolata dal resto del mondo, quasi arrivando a cancellare se stessa. La presenza di Dante nella sua vita e, in seguito, dei restanti Dorgali, cambia ogni cosa.
La relazione tra Alessa e Dante è il punto focale del romanzo, una relazione fatta di battibecchi, flirtare, attrazione, mezze verità e un rapporto che, nel corso del romanzo, diventa sempre più profondo, nel quale i due protagonisti si ritrovano a fidarsi l’uno dell’altra, spingendoli non solo a diventare sempre più sicuri di se stessi e di ciò che li caratterizza, ma anche ad abbracciare chi sono davvero e le loro capacità e potenzialità. Il romanzo mescola sapientemente momenti divertenti e romantici, ribellioni e tentati omicidi, amicizie con gli altri Dorgali che, lentamente, diventano parte della famiglia e squadra di Alessa, impegnandosi ad aiutarla a proteggere la loro isola e a scoprire le verità nascoste tra miti e menzogne. Ho molto apprezzato lo sviluppo dei personaggi, in particolar modo di Alessa e Dante e il modo in cui iniziano a distaccarsi dai ruoli in cui la società li ha costretti ad assumere e a diventare ciò che vogliono essere, in un percorso fatto di presa di coscienza e riappropriazione. Gli altri Dorgali, Kamaria, Nina, Joseph, Sadia e Kaleb si mostrano al lettore con le loro paure e caratteristiche, passioni e desideri, creando, nel tempo, una famiglia attorno ad Alessa e ho davvero adorato il legame che si forma tra di loro.
Tra romanticismo, miti e leggende, menzogne e mezze verità, poteri magici, Scarabei giganti e dei e dee, questo romanzo è scorrevole, divertente e intrigante e non vedo davvero l’ora di leggere cosa accadrà in seguito!
Salve e benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a Ti auguro ogni bene di Mason Deaver. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima che non ha in alcun modo influenzato le mie opinioni.
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Ben De Backer ha fatto coming out con i suoi genitori. Risultato: non ha più una casa e deve vivere con la sorella maggiore, Hannah, praticamente un’estranea, e suo marito Thomas, che non ha mai conosciuto. Solo Hannah, Thomas e la sua terapista sanno la verità, mentre a scuola, tra attacchi d’ansia e solitudine, Ben fa di tutto per essere notato il meno possibile. Ma le cose cambiano quando Nathan Allan, uno studente brillante e carismatico, entra nella sua vita. A mano a mano che la loro amicizia si approfondisce, i sentimenti che provano si trasformano e quella che sembrava solo una disastrosa sequenza di eventi potrebbe rivelarsi l’inizio di una nuova vita, felice. Straziante e divertentissimo, Ti auguro ogni bene è un inno alla vita, all’amicizia, all’amore, un folgorante esempio di speranza davanti alle avversità.
Ti auguro ogni bene è il romanzo di debutto di Mason Deaver e decisamente uno dei miei libri preferiti. Sono assolutamente al settimo cielo che sia stato portato in Italia e tradotto davvero bene.
Ben è una persona non binaria. Spint* dal desiderio di dirlo ai genitori e dalla preoccupazione che possa andare storto qualcosa, decide a fare coming out e purtroppo non va come aveva sperato. Cacciat* di casa alla fine dell’anno e costrett* a chiamare la sorella Hannah, con cui non ha rapporti da almeno dieci anni, la vita di Ben è sconvolta. Si ritrova, quindi, a vivere con Hannah e suo marito Thomas, costrett* a frequentare una nuova scuola e una terapista, (sono solo i suoi parenti e la dottoressa a conoscere la verità). Tra attacchi d’ansia e panico, la solitudine e il dolore del tradimento dei genitori, Ben lotta per andare avanti, facendosi più invisibile possibile. Cosa resa abbastanza complicata dallo spumeggiante Nathan Allan, che entra nella sua vita, l* punzecchia, l* spinge ad aprirsi con altre persone e a sentirsi un po’ meno sol*. Quando i sentimenti tra loro diventano un po’ più complicati e intensi, quando i genitori di Ben si fanno nuovamente vivi nella sua vita, Ben si ritrova a lottare tra la tranquilla esistenza che sta lottando per avere e nuove difficoltà. E il diritto, indissolubile, di essere chi vuole essere e amare chi desidera.
Ti auguro ogni bene è un romanzo assolutamente meraviglioso. Il primo romanzo che abbia letto che ha come protagonista una persona non binaria, Mason Deaver ha fatto un ottimo lavoro nell’esprimere le sensazioni provate da Ben, la sua ansia, frustrazione, amarezza, solitudine, in un romanzo che affronta con delicatezza, ma senza mai allontanarsi dalla verità o renderla meno dolorosa, ciò che si intende per abusi da parte dei genitori, psicologici e verbali, come la religione e il bigottismo siano usati per giustificare l’odio e l’ignoranza e quanto doloroso e difficile sia rifarsi una vita. In particolar modo se sei giovane. Lentamente e con difficoltà, Ben impara a circondarsi di persone che l* amano per chi è, per le sue passioni. Tra Mariam, conosciut* online, Nathan e le sue amiche Meleika e Sophie, Hannah e Thomas, Ben riprende a prendersi cura di se stess* ed ad amarsi.
Ti auguro ogni bene è un libro difficile da leggere per i temi affrontati, ma al tempo stesso è un inno alla vita, alla gioia, all’amicizia e all’amore. Bellissimo e straziante e assolutamente consigliato a ogni singola persona.
Benvenut* alla mia tappa dedicata a C’era una volta ancora di Roshani Chokshi. Un grazie enorme a Valeria per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per una copia in anteprima che non ha in alcun modo influenzato le mie opinioni.
C’era una volta, in una terra chiamata Fortezza dell’Amore, un re e una regina che si amavano, ma ahimè non più. Se, dopo un anno e un giorno, non avessero ritrovato l’amore che li univa, il loro destino li avrebbe portati a essere banditi dal loro stesso regno. E così fu.
Imelda e Ambrose non ricordano il motivo del loro matrimonio perché, un anno e un giorno prima, Ambrose si recò da una strega barattando il loro amore per la vita di Imelda. Nel giorno in cui sono costretti ad abbandonare il regno, quella stessa strega fa loro visita chiedendo a sua volta un favore. In cambio, promette di realizzare tutti i loro desideri. Non avendo più nulla da perdere, Imelda e Ambrose accettano e si avventurano in un viaggio incantato durante il quale recuperano la memoria e ricordano cosa li fece innamorare la prima volta. Con la fine del loro viaggio sempre più vicina, una nuova decisione li attende: Imelda e Ambrose inseguiranno i loro sogni o sceglieranno di amarsi, ancora una volta?
Molto liberamente ispirato a Le scarpe logorate dal ballo dei fratelli Grimm (Imelda è una delle dodici sorelle danzanti) e mescolando varie favole come Biancaneve, C’era una volta ancora è un romanzo fresco e scorrevole. Si tratta di una storia di meno di 200 pagine, 180 per la precisione, in grado di essere divorata in un pomeriggio. Divertente, senza troppe pretese, è il racconto ideale in cui perdersi per un po’, credendo nell’amore, nella magia e nei mantelli parlanti.
Dopo aver barattato con una strega l’amore per Imelda per poterne salvare la vita, Ambrose e la giovane hanno convissuto senza conoscersi davvero nel loro regno e adesso, nel giorno in cui devono abbandonarlo, la stessa strega fa loro una proposta. Recuperare un elisir in cambio dell’esaudirsi dei loro desideri. Così, senza aver nulla da perdere, i due si imbarcano in un viaggio fatto di mantelli e animali parlanti, inganni e strade dorate, cannibali e streghe con capelli di vetro, scarpe volanti e regni intrappolati in bolle. In questo viaggio incantato impareranno a conoscere meglio se stessi e l’un l’altro, fino alla fatidica scelta. Seguire i propri desideri o riprovare a riaccendere la scintilla del loro amore?
Narrata da due punti di vista, di Imelda e Ambrose, con momenti narrati dalla strega stessa, il lettore impara a conoscerli, i loro desideri, le loro paure, i loro traumi. Imelda desidera la libertà, l’avventura e vuole essere libera da catene e imposizioni, rappresentate dalle scarpe che suo padre, tempo fa, incantava per poter controllare lei e le sue sorelle. Ambrose, invece, figlio di mezzo, ignorato e messo da parte, desidera avere qualcosa di suo, appartenere a qualcosa, importare. Durante il loro viaggio avventuroso, tra pericoli e momenti divertenti, romanticismo e affetto, Imelda e Ambrose, imparano cose su se stessi e il mondo che li circonda, arrivando a comprendere meglio i loro desideri e concludendo tra risate e amore un percorso di crescita e maturità.
Una storia senza pretese, fresca e davvero consigliata a chiunque voglia perdersi per un po’ tra le pagine di una fiaba.
Salve e benvenut* alla mia tappa dedicata a Susine e il dormiveglia. Il mondo di dopo. Un grazie a Valeria per aver organizzato e alla casa editrice per la copia in anteprima che non ha influenzato in alcun modo le mie opinioni.
Bambina dall’immaginazione fervida, Susine vive al 12 di rue des Cauchemars. I litigi dei genitori e la scomparsa della nonna l’hanno trasportata nel Dormiveglia, un mondo misterioso diviso in due: il mondo di prima – gioioso e arioso – e il mondo di dopo – triste e pesante – dove sta per vivere la più esplosiva delle avventure. Per Susine, infatti, non ci sono dubbi: il problema dei suoi genitori è che hanno perso le orecchie… per questo non si parlano e non si ascoltano. Spetta a lei ritrovarle a tutti i costi! Secondo il dottor Baisselapaupière, si troverebbero sulla nave della Regina, nell’Orbita Vuota… Ma c’è una misteriosa profezia a riguardo. Susine riuscierà nella sua fantastica impresa? Cos’è questa misteriosa profezia?
Una meravigliosa storia che alterna surrealismo e realismo, con splendidi disegni dal tocco delicato, ma intensi, Il mondo di dopo è il secondo volume della storia di Susine iniziata con Il mondo di prima. E se Susine si era rifugiata nel suo Dormiveglia per combattere la tristezza per la perdita della nonna, stavolta sono i suoi genitori l’obiettivo principale. Non si parlano, non si ascoltano, la piccola lotta contro apatia e tristezza e nuovamente le giunge in aiuto il Dormiveglia. Solo che, come lei, è cambiato. Via i colori e i personaggi peculiari, ora il mondo è cupo e triste, avvolto da lanugine e difficile da comprendere.
Tra una profezia che le pende sul capo e le orecchie dei genitori da cercare, Susine naviga tra vecchi amici, nuove sorprese, vecchi nemici, in un mondo cupo e onirico dove realtà e fantasia si intrecciano e si confondono.
Con tenerezza e una grande abilità di descrivere le emozioni, gli autori affrontano le sofferenze di una bambina, tra genitori assenti, la sua stessa apatia e il mondo della fantasia che diventa un rifugio dove lei ha il potere di cambiare le cose, dandole un potere che nella realtà non ha.
I disegni sono davvero straordinari, teneri e delicati e accompagnano il lettore in questa favola apparentemente semplice, ma stratificata e complessa. Difficoltà e sofferenze, distacco, aiuto psicologico narrati con mano esperta e in maniera davvero sapiente.
Salve e benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a La notte dei coltelli di Ian C. Esslemont. Un grazie a Valeria per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima, che non ha influenzato in alcun modo le mie opinioni.
La piccola isola di Malaz e la sua città hanno dato il nome al grande Impero, ma ormai sono poco più di uno squallido porto dimenticato. Stanotte, però, è diverso. Stanotte ci sarà l’apparizione di una Luna d’Ombra, un evento che si verifica una volta sola nell’arco di una generazione e che minaccia la gente di Malaz evocando creature demoniache e presenze oscure. Mentre le fazioni all’interno dell’Impero si preparano alla conquista del Trono imperiale, una creatura antica e potente attacca l’isola. A testimoniare questi eventi catastrofici ci sono Kiska, una giovane e talentuosa ragazza che desidera andarsene dalla città, e Temper, uno stanco veterano. Ognuno di loro avrà un ruolo ben preciso in questo conflitto che determinerà non solo il destino della città di Malaz, ma di tutto l’Impero… Attingendo dagli eventi descritti nel prologo del famoso fantasy di Steven Erikson, I giardini della Luna, Notte dei coltelli è un importante capitolo nella storia dello straordinario mondo di Malaz.
Piccola premessa prima di iniziare la mia recensione. Quando ho deciso di recensire La notte dei coltelli di Ian C. Esslemont, sapevo che era parte di un universo creato antecedentemente da Steven Erikson. Infatti, la storia è ambientata sull’isola di Malaz, durante la notte della Luna d’Ombra. Detto ciò, sono stata rassicurata da più persone, esperte della saga principale, che non avrei avuto problemi, fatta eccezione per qualche riferimento, se avessi letto la saga completa. Penso, però, di aver fatto un errore a tal proposito, perché, mancandomi le basi e l’ambientazione stessa, ho avuto delle difficoltà ad approcciarmi a questo libro.
Ecco la mia opinione. Avevo deciso di recensire questo libro perché attirata dalla storia, che ho trovato intrigante e molto interessante. Una piccola isola, una notte che capita dopo generazioni dove i confini si assottigliano e dove diverse parti lottano per un trono? Cosa c’è di più interessante? Ero pronta a leggere il primo libro e farmi trascinare in questo universo.
La notte dei coltelli è un libro molto breve, si tratta di poco più di 250 pagine, ma che ho trovato estremamente denso e lungo. A parte i riferimenti, poco spiegati o solo accennati a guerre, persone e poteri, cose che si potevano in seguito capire ed altre no (come i Talenti, Canali e compagnia cantante), la storia si svolge in una sola notte, quella della Luna d’Ombra, una notte molto particolare all’interno della quale una serie di fazioni decidono di lottare per riconquistare il Trono. Una notte dove tra fantasmi, demoni, cadaveri animati che parlano, universi che collidono e dimensioni poco separate, tutto può accadere e accade. Protagonisti sono il veterano Temper, che sperava di essersi lasciato tutto alle spalle e che invece di ritrova trascinato in un altro complotto per il Trono e la giovane Kiska, che vuole allontanarsi dall’isola, vedere il mondo e far parte degli Artigli.
EPPURE. Lo stile, la caratterizzazione e il modo in cui tutto si svolge ha reso tutto molto denso, complesso da seguire e difficile da farsi piacere. Ci sono molte descrizioni, solitamente non ho problemi con quelle, ma ci sono volte in cui vengono descritte cose sulle quali si poteva sorvolare e poi frettolosamente alcune sulle quali c’era bisogno di soffermarsi. L’andamento della storia è oscillante. Lento in alcuni punti, corre in altri, ci sono azioni e avvenimenti che si confondono, lasciando me come lettrice indietro, senza riuscire a capire chi, come e cosa.
Dal punto di vista della caratterizzazione non ho trovato molto sviluppo nei personaggi principali e, anzi, ho trovato le loro azioni spesso contraddittorie. Kiska è giovane e talentuosa (di cosa, non si capisce), desidera farsi una vita al di là dell’isola, desidera, siamo onesti, impicciarsi in affari che non le competono e si ritrova a sfuggire a demoni, cadaveri, a dover consegnare messaggi e a ritrovarsi testimone (più o meno) di cose che avrebbe facilmente evitato di assistere, se avesse ascoltato. Da una parte fugge, dall’altra segue e resta…Insomma, un po’ contraddittoria, ma forse è dovuto alla sua età. Poco “giustificabile” è Temper, veterano stanco della guerra, che ormai vuole solo allontanarsi da fazioni di potere e che viene trascinato, e si fa anche trascinare, in lotte e complotti e prese di potere. E che, all’interno di poche pagine, passa dal voler andare a casa a combattere contro un gigante. Poco contraddittorio anche lui.
Inoltre ci sono scene delle quali non ho capito il senso e mi sento di dire che, almeno per la mia modesta opinione, per leggere tale libro è necessario avere una cultura della storia Malazan alle spalle. Avrei tanto voluto amare questo volume, ma l’ho trovato terribilmente lento, poco sviluppato, con avvenimenti poco comprensibili e numerosi riferimenti a cose che non ho compreso appieno o per niente.
Purtroppo le mie stelle sono due, principalmente perché, per una questione di cocciutaggine, sono curiosa ora di leggere la saga principale.
Salve a tutt* e benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a “Hell Bent. Portale per l’inferno” di Leigh Bardugo. Un grazie enorme a Erika per aver organizzato l’evento e alla Mondadori per la copia in anteprima, che non ha in alcun modo influenzato le mie opinioni.
Trovare un portale per il mondo sotterraneo e rubare un’anima dall’inferno. Un piano semplice, se non fosse che le persone che compiono questo particolare viaggio raramente tornano indietro. Ma Galaxy “Alex” Stern è determinata a liberare Darlington, anche se questo le costerà il futuro alla Lethe e a Yale. Impossibilitate a tentare un salvataggio perché non possono accedere alle risorse della Nona Casa, Alex e Pamela Dawes, l’assistente di ricerca, mettono quindi insieme una squadra di dubbi alleati per salvare il “gentiluomo della Lethe”. Insieme, dovranno navigare in un labirinto di testi arcani e artefatti bizzarri per scoprire i segreti più gelosamente custoditi dalla società, infrangendo ogni regola. Ma quando i membri della facoltà iniziano a morire, Alex sa che non si tratta di semplici incidenti. Qualcosa di letale è all’opera a New Haven e, se vuole sopravvivere, dovrà fare i conti con i fantasmi del suo passato e con l’oscurità insita nelle mura dell’università. Denso di storia e ricco di colpi di scena nello stile di Bardugo, Hell Bent dà vita a un mondo intricato e indimenticabile, pieno di magia, violenza e mostri fin troppo reali.
Finalmente, dopo lunghi anni, Hell Bent è tra noi. Sequel di Ninth House, Hell Bent ritorna nelle librerie più carico che mai. Dopo la sconvolgente scoperta che il “demone gentiluomo” altri non è che Darlington, prigioniero dell’Inferno, Alex e la Dawes sono più determinate che mai nel riportarlo indietro, anche se ciò significa rischiare il loro posto nella Lethe e a Yale.
Tra testi da consultare, artefatti da utilizzare e animali protettivi, una squadra composta da dubbi alleati viene formata, tra cui un riluttante Tuner e un ex membro di una delle società segrete, il simpatico, ma imbranato Tripp. Per riportare indietro Darlington bisognerà compiere un Percorso, scendere all’inferno, salvare la sua anima e tornare indietro sani e salvi, ma non sempre chi va all’inferno torna tutto intero. O da solo. Inoltre, non potendo più fare affidamento su Yale e la Lethe stessa, che hanno dichiarato Darlington morto e oramai perduto, Alex e Dawes devono ingegnarsi per cavarsela. Semplice, no? Non esattamente, perché, come sempre, la situazione non è delle migliori.
Tra nuovi e inaspettati supervisori, professori misogini, omicidi misteriosi e un passato che si ripresenta a disturbare la già complicata vita di Alex, la giovane di ritrova a giostrarsi tra le responsabilità della Lethe, in quanto nuovo Virgilio, le ricerche per compiere il Percorso e salvare Darlington prima che sia troppo tardi, indagini di polizia e tentare di condurre una vita quantomeno normale. Eppure non c’è mai limite al peggio, soprattutto quando, dopo un viaggio all’inferno non andato “leggermente” secondo i loro piani, qualcosa torna indietro con loro ed è più che determinato a rovinare le loro vite. Tra poteri misteriosi e demoni in circolazione, Hell Bent aggiunge nuovi tasselli alla decisamente peculiare vita di Alex Stern e al mondo che la circonda.
Degno sequel di Ninth House, Hell Bent riprende lo stile dei capitoli che si alternano tra passato e presente, con stralci di diari e descrizioni di manufatti da parte di Pamela Dawes, citazioni ed enigmi vari. Hell Bent è grado di catturare l’attenzione del lettore sin dall’inizio, mescolando sapientemente architettura, magia, storie, poesie, a leggende, demoni, miti e la vita quotidiana che i nostri personaggi “cercano” di condurre. Lo stile di scrittura dell’autrice è meraviglioso, perché è talmente realistico il modo in cui narra che è come stare con Alex e Dawes ne Il Bastone, passeggiare per Yale, compiere ricerche nella biblioteca, indagare con Turner e tornare a Black Elm a trovare Cosmo.
Ho molto apprezzato il modo in cui Leigh Bardugo abbia approfondito ancora di più i personaggi di Alex, Dawes, Darlington e Turner in questo sequel. Grazie al sapiente uso di flashback, scorci di memorie strappati ai personaggi a causa del viaggio infernale stesso, il lettore ha modo di conoscerli meglio. Ritroviamo Alex, appesantita dai suoi traumi e dal passato, che lotta per condurre una vita normale a Yale, con le compagne di stanze e fingere che vada tutto bene parlando al telefono con sua madre, ma che, concretamente, si ritrova divisa tra una vita universitaria, le responsabilità della Lethe e minacce dal suo passato, oltre alla sua determinazione di riportare Darlington sano e salvo a casa. Una giovane testarda e piena di coraggio, che sente di non appartenere a nessun luogo, che si sente “sbagliata”, una sopravvissuta che desidera andare avanti e sistemare i suoi errori, proteggendo e salvando le persone che ama. Anche da se stessa.
Darlington, che dopo i suoi traumi, lotta tra due nature in opposizione tra loro, per ritornare se stesso e comprendendo che rimettere le cose com’erano all’inizio è molto improbabile, soprattutto dopo i tradimenti subiti. Tramite i suoi enigmi r la presenza del fantasma del nonno, inoltre, Alex, e il lettore con lei, è anche in grado di comprendere ancora di più il passato del giovane.
Ho, inoltre, apprezzato aver potuto conoscere meglio Pamela Dawes, poco presente nel primo libro e scoprire un personaggio molto realistico nella sua difficoltà a relazionarsi con gli altri, nella sua ansia e timidezza, nella sua gentilezza a prendersi cura delle persone cui si affezione, quasi una “mamma chioccia”, con la sua saggezza e intelligenza. Un personaggio affettuoso e leale, pronta a tutto pur di proteggere i suoi amici e alleati, pur di riavere Darlington indietro. E, se nel libro precedente, Turner era stato visto principalmente come qualcuno contro il quale Alex si scontrava, lo ritroviamo alleato, con i suoi traumi e desideri e, coinvolto, suo malgrado, sempre più nel mondo della magia. E Tripp…Beh, Tripp è il personaggio simpatico e maldestro dal cuore d’oro che completa il gruppo. Darlington diventa, in maniera diversa per ognuno di loro, un obiettivo, un guerriero da salvare, un amico da proteggere, un mentore da ritrovare e riportare indietro, il filo conduttore che unisce i quattro personaggi che compiono il Percorso.
Dal punto di vista tematico, la storia non è affatto leggera. Vengono affrontati, con delicatezza e maestria, tematiche come la depressione, la violenza, gli abusi, gli omicidi e pensieri suicidi, strupri e droghe. Viene ripreso anche ciò hanno subito sia Alex che Mercy, sottolineando non solo il dolore e la rabbia, ma anche il senso di colpa e la vergogna e il peso che si portano dietro. Entrambe sono due sopravvissute, che affrontano a loro modo e con i loro tempi ciò che hanno subito.
Hell Bent allarga il mondo già presentato in Ninth House, introducendo altri personaggi, demoni e affrontando questioni già introdotte precedentemente. Se già con gli avvenimenti del libro precedente era palese quanto le società segrete e i loro riti erano principalmente volte al vantaggio dei più facoltosi e quando la stessa Yale e la Nona Casa avessero il compito di nascondere soprusi e violenze, all’interno di Hell Bent è ancora più evidente la corruzione e il marcio che tutti conoscono, ma nascondono sotto il famoso tappeto.
Hell Bent si sviluppa su molteplici piani, sia nel passato che nel presente, sia nella vita di Alex che dei suoi amici e alleati, intrecciando il Percorso, il passato di Alex tornato a tormentarla, le indagini sugli omicidi nel campus, il tentativo di vivere una vita normale e via discorrendo, intrecciandosi sapientemente e senza mai appesantire la lettura.
Un libro emozionante, pieno di sorprese e colpi di scena e dopo questo finale, pretendo il terzo immediatamente!