Pubblicato in: As Travars-Recensioni

Un giorno di notte cadente di Samantha Shannon- review party

Buongiorno e benvenut* alla mia recensione di Un giorno di notte cadente della geniale Samantha Shannon! Un grazie enorme a Franci per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima.

Tunuva Melim è una sorella del Priorato: da cinquant’anni si allena a uccidere le creature draconiche, ma è dall’epoca del Senza Nome che non se ne vedono, e ormai la gente inizia a mettere in discussione l’importanza del suo ordine. Intanto nel Settentrione la regina di Inys, Sabran l’Ambiziosa, ha sposato il nuovo sovrano di Hróth, allo scopo di rafforzare l’alleanza dei regni devoti alle Sei Virtù. Hanno una figlia, Glorian, che vive nascosta nella loro ombra, e non desidera uscirne. A Oriente i draghi dormono da secoli; Dumai ha trascorso tutta la vita in un tempio tra le montagne di Seiiki, officiando i riti in onore del potente Kwiriki. Ma ora un uomo riemerge dal passato di sua madre Unora, e dà una svolta al destino della ragazza. Una nuova era di terrore e violenza si avvicina: e quando il Monte dei Lamenti esploderà, spetterà a queste donne trovare la forza di proteggere l’intero genere umano dalla più terribile delle minacce.

Per coloro che mi conoscono, sarà ben chiaro quanto adori Samantha Shannon. Ho avuto il piacere e onore di incontrarla due volte e dirle quanto ammiri il suo stile di scrittura, la caratterizzazione e creazione del worldbuilding nelle sue opere. Mi sono innamorata di The bone season e l’ho seguita sin dalla prima pubblicazione e Un giorno di notte cadente è l’ulteriore conferma di quanto sia fenomenale come scrittrice. Un giorno di notte cadente è uno dei migliori libri che abbia letto quest’anno e si aggiunge alla lista dei miei libri preferiti. Si tratta di una storia narrata da molteplici punti di vista, che abbraccia intere generazioni, comprendendo religioni, tradizioni e luoghi. Tunuva è una sorella del Priorato, una donna di cinquant’anni che vede sorgere attorno a sé una nuova generazione di sorelle, che hanno difficoltà a credere nella loro missione contro le creature draconiche, essendo trascorsi molti anni dall’ultima volta che sono state avvistate. Nel Settentrione risiede Sabran l’Ambiziosa, che ha sposato il nuovo re di Hróth, rafforzando l’alleanza tra i vari regni devoti alle Sei Virtù e ora è la giovane Glorian a dover seguire le loro orme nonostante la difficoltà di vivere all’ombra dei suoi genitori e di ciò che il mondo si aspetta da lei. Nel contempo, a Oriente, i draghi dormono da secoli e Dumai ha sempre vissuto nel tempio tra le montagne di Seiiki, venerando il potente Kwiriki. Quando uno sconosciuto emerge dal passato di sua madre Unora, tutta la sua vita sarà stravolta. E Wulf è un giovane soldato, il cui passato incombe, pronto a cambiare ogni cosa. Quando una disastrosa eruzione porta con sé un’ondata di devastazione, questi personaggi dovranno essere pronti ad affrontare il nuovo mondo che incombe su di loro, minacciando di distruggere ogni cosa a loro cara.

Temporalmente parlando, Un giorno di notte cadente si colloca prima de Il priorato e completa e arricchisce l’universo di The Root of Chaos creato da Samantha Shannon. Si tratta di un’aggiunta intrigante, di ulteriori tasselli al meraviglioso e complesso mondo, permettendo al lettore di comprendere meglio la religione, tradizioni, draghi e dei de Il priorato.

Con uno stile narrativo straordinario e personaggi complessi e una storia che abbraccia generazioni, luoghi e anni, Un giorno di notte cadente è un libro “mattoncino”, ma che, nonostante la lunghezza, non annoia, non presenta momenti “morti”. Si tratta di una storia affascinante e complessa, che aggiunge nozioni e leggende ed è pieno di colpi di scena e personaggi a tutto tondo, la cui crescita personale, fisica e psicologica, è stato un piacere seguire. Si tratta di un libro focalizzato sui suoi personaggi e il lettore è trascinato nelle loro vite, seguendone le avventure, in un prosieguo di scoperte e perdite, segreti, sacrifici e trionfi, in una lotta costante per diventare adulti e trovare il loro posto nel mondo. Si tratta di un libro meravigliosamente e straordinariamente queer e sono follemente innamorata di questi personaggi, teneramente realistici nelle loro difficoltà e scelte. Un giorno di notte cadente tocca temi importanti, quali la famiglia, lealtà e soprattutto la maternità, mostrata nelle sue diverse sfaccettature. Una maternità forzata, perduta, trovata e ciò che significa per i personaggi. Le aspettative poste su i diversi personaggi, in particolar modo su Glorian, il coraggio e difficoltà nell’essere se stessi. Una storia di amore e guerra, draghi e dei, magia e destino, lotte e avventure. Il raggio d’azione è gigantesco e geniale nella sua attuazione e ogni singolo personaggio è brillantemente narrato nella sua complessità.

Un giorno di notte cadente riconferma la capacità straordinaria di Samantha Shannon di saper creare mondi straordinari e personaggi indimenticabili, con uno stile di scrittura sempre più maturo, in una storia che presenta un complesso e intricato sfondo fatto di ricerche, dai nomi dei personaggi a quelli dei luoghi, dagli dei ai draghi, in un’affascinante mondo.

Andate immediatamente a comprare questo libro! Non ve ne pentirete affatto!

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

Lavinia di Ursula K. Le Giun review party

Salve e benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a Lavinia di Ursula K. Le Giun. Un grazie enorme a Franci non solo per avere organizzato questo evento, ma soprattutto per avermi fatto conoscere questa autrice. Grazie anche alla casa editrice per il libro in anteprima che non ha influenzato in nessun modo la mia opinione.

Disponibile su:     

Collana: Fantastica

ISBN: 9788804762737

312 pagine

UNICA FIGLIA DEL RE LATINO, la giovane Lavinia è corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Il suo destino però è quello di sposare il principe esule venuto dall’Oriente, Enea, e da lui generare una stirpe che governerà il mondo. Un legame da cui nascerà un impero, ma al prezzo di un conflitto sanguinoso. Nonostante sia un personaggio cruciale nell’Eneide, in tutto il poema Lavinia non pronuncia una sola parola. Duemila anni dopo, finalmente Ursula Le Guin restituisce la voce alla principessa italica.

Prendendo in mano la propria sorte, la giovane svela ciò che Virgilio ha taciuto: la storia della sua vita, l’amore della sua vita.

Lavinia è una rilettura attuale ed emozionante degli ultimi sei libri dell’Eneide: un romanzo di austera bellezza che, come la migliore epica classica, parla di guerra e di passioni, intessendo un racconto ricco di dettagli e immaginazione, premiato con il Locus nel 2009.

Lavinia è l’unica figlia del re Latino ed è corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Il suo destino, però, è quello di sposare uno straniero, Enea e di dare vita a una stirpe che governerà il mondo e da cui nascerà un impero. Lavinia è un personaggio fondamentale all’interno dell’Eneide di Virgilio, eppure non pronuncia una sola parola ed è qui, che duemila anni dopo, interviene la scrittrice Ursula K. Le Giun, dandole una nuova vita e voce. Tramite lei il lettore è trascinato nel racconto del vita della giovane principessa italica, un viaggio nel tempo negli usi e costumi della sua gente, in una rilettura degli ultimi sei libri dell’Eneide, in una storia appassionante, piena di conflitti e perdite, passione e amore, vitalità e guerra.

Essendo stata una studentessa del liceo classico è stato sia un piacere che davvero surreale poter tornare nel mondo latino, con i suoi Penati e Lari, con le usanze di quel mondo e rivivere, tramite la voce originale di Ursula K. Le Giun, la storia di personaggi come Enea, Latino, ricordare le vicende di Troia, la voce di Virgilio. In un’escamotage originale, Lavinia incontra il poeta Virgilio e in un intreccio tra realtà e immaginazione, visioni e sogni, passato, presente e futuro, la giovane principessa italica decide di riprendere il destino nelle proprie mani e di narrare la sua storia, dalla sua infanzia alla vecchiaia. Lavinia è un personaggio forte e testardo all’interno del romanzo, una donna decisa a prendere le sue decisioni e il lettore la segue nella sua crescita, nel rapporto con i genitori, in particolar modo quello conflittuale con la madre e quello amorevole con il padre, gli usi e costumi del suo tempo, dalle descrizioni dei palazzi, a quelle dei riti e delle festività latine, all’arrivo dei Troiani, ai presagi, alla guerra con Turno, al matrimonio con Enea e via discorrendo. Il lettore segue la giovane nella sua vita, la vede crescere e diventare donna, moglie, madre.

Non solo si tratta di una rilettura profondamente originale degli ultimi sei libri dell’Eneide perché è dal punto di vista di una donna, ma è presente anche la conversazione con lo stesso poeta e Lavinia in un presagio/sogno/visione impossibile, ma altrettanto brillante e intrigante.

Dal punto di vista dello stile, devo ammettere di aver trovato le molte descrizioni leggermente prolisse, rallentando la storia, ma è l’unico punto a “sfavore” di questo romanzo che ho trovato davvero molto interessante e coinvolgente. Se sono le descrizioni a rallentare un po’ la storia, è la voce di Lavinia stessa che passa dalle abitudini domestiche alla guerra, dal passato al presente al futuro, che trascina il lettore, nuovamente, in un’incalzante storia.

Devo ammettere che è stato un romanzo che mi ha davvero molto colpito. Ho trovato molto potente e brillante la voce di Lavinia ed è stato un piacere poter tornare nel mondo latino, nei loro usi e costumi e tradizioni, nei presagi e storie. Un viaggio nel tempo anche per me, ricordandomi ciò che ho studiato anni fa e rivivendolo da adulta. Una voce indimenticabile, forte e testarda, Lavinia è un romanzo davvero consigliatissimo, una storia narrata da un’eroina che prende in mano la sua vita e la sua voce.

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

Tutta la mia rabbia di Sabaa Tahir

Buongiorno e benvenut* alla mia tappa del review tour dedicato a Tutta la mia rabbia di Sabaa Tahir. Un grazie enorme a Maria Cristina per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima, che non ha in alcun modo influenzato le mie opinioni.

Autore:
Sabaa Tahir
Traduttore:
Emilia Carmen Cavaliere
Editore:
Leggereditore
Lahore, Pakistan. Passato. Dopo che una tragedia sconvolge la loro vita, i novelli sposi Misbah e Toufiq si trasferiscono negli Stati Uniti dove aprono il Riposo delle Nuvole, sperando in un nuovo inizio.
Juniper, California. Presente. Salahudin e Noor sono più che migliori amici: sono una famiglia. Cresciuti come emarginati nella piccola città desertica di Juniper, si conoscono meglio di chiunque altro. Fino alla “Lite”, che distrugge il loro legame con la repentina furia di un’esplosione. Ora Sal si affanna a gestire il motel di famiglia mentre la salute della madre si deteriora e il padre si abbandona all’alcolismo. Noor, invece, vive una situazione incerta e straziante: lavora nel negozio dello zio e nasconde il suo progetto di iscriversi al college e andarsene per sempre da Juniper. Quando i tentativi di Sal di salvare il motel falliscono, lui e Noor devono chiedersi quale sia il valore dell’amicizia e cosa sia necessario fare per sconfiggere sia i mostri del passato sia quelli che affollano il loro presente.

Tutta la mia rabbia è un’intensa storia che mi ha colpito moltissimo. Una storia di rabbia, dolore, ingiustizie e violenza, ma al tempo stesso una di amore, seconde opportunità, speranza e futuro.
Narrata da tre punti di vista, Misbah che racconta il passato e Sal e Noor il presente, è una storia straziante e bellissima. Ambientata in una piccola cittadina chiamata Juniper, tra banchi di scuola e bullismo, brutti ricordi e litigi, Sal e Noor erano migliori amici fino a una brutta lite. Un grave lutto li spinge nuovamente l’uno nell’orbita dell’altro e ciò cambierà ogni cosa. Tramite i tre punti di vista il lettore segue la storia passo per passo, attraverso le difficoltà di vivere in un altro paese, il razzismo e bullismo subito a scuola, violenze e abusi domestici, malattie e dipendenze.

Sabaa Tahir presenta uno stile di scrittura quasi brutale, senza peli sulla lingua. Nel seguire il passato e il presente dei personaggi non lascia nulla al caso. Nelle sue descrizioni, pur accennate, o intuite, i personaggi spiccano con la loro rabbia e frustrazione, dolori e ingiustizie subite. Noor che deve lottare con i suoi lutti presenti e passati e che lotta per sfuggire a un luogo in cui non si è mai sentita parte, a una vita in cui si sente intrappolata. Lotta per sentirsi accettata e capita, usando la musica che funge, per il suo punto di vista, come filo conduttore e spiegazione dei suoi sentimenti.
Sal che deve farsi carico degli impegni del motel, bollette e suo padre, pur affrontando le proprie difficoltà e scelte. Due metà della stessa mela, entrambi si trovano a destreggiarsi con cose piú grandi di loro e con responsabilità che non appartengono a loro.

Come si evince dal titolo, la rabbia è un filo conduttore del libro, sentita acutamente dai protagonisti e anche giustamente. Si tratta di teenagers che lottano contro un mondo che sembra pronto a colpirli in ogni modo, in una battaglia continua per gestire le piccole cose, come andare a scuola e fare i compiti, alle piú grandi, come i debiti, le violenze, il razzismo. Una rabbia e un risentimento che li spinge da un lato a subire, nascondendo i loro sentimenti dietro false giustificazioni, come la gratitudine nel caso di Noor, dall’altro a reagire, pur in maniera sbagliata, come per Sal.

Importante è la presenza del Pakistan e della comunità cui fanno parte. Luogo che viene visto con rabbia e risentimento da parte dello zio di Noor, rigettato in tutto, dalla lingua al cibo, mentre è parte della cultura e famiglia per Sal e la sua famiglia.

Inoltre, la poesia sulla perdita e lutto di Elizabeth Bishop, “One art” fa un po’ da filo conduttore per tutto il libro, presente all’inizio di ogni parte del libro ed esprimendo il dolore della perdita e come si possa imparare ad accettarlo come parte della vita e lottare per andare avanti.

È senza indorare in alcun modo la storia che la scrittrice affronta tanti temi delicati come la violenza minorile e domestica, dipendenze, razzismo e via discorrendo e lo fa intrecciando la storia dei tre personaggi, dove la storia di Misbah da un lato anticipa ciò che accadrà e dall’altro inquadra, funge da cornice a Sal e Noor, con le loro difficoltà e sentimenti.

Un romanzo consigliatissimo e brutale. Un vero colpo al cuore, che dovrebbe essere letto da tutti.

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

La biblioteca di sangue e inchiostro di

Emma Törzs- Review party

Salve e benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a “La biglioteca di sangue e inchiostro” di Emma Törzs. Un grazie enorme a FranciKarou per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima che non ha influenzato in alcun modo le mie opinioni.

Acquista su:

La famiglia Kalotay è da generazioni custode di una collezione di libri molto speciali: volumi rari e antichissimi, sulle cui pagine sono stati trascritti, con un inchiostro a base di erbe e sangue, incantesimi di ogni tipo. Ci sono quelli che permettono di attraversare i muri o manipolare oggetti, e quelli in grado di mettere a rischio la vita delle persone: veri e propri libri magici, che le sorelle Joanna ed Esther sono state educate a rispettare e proteggere. È stata proprio la magia, però, a separare le due ragazze: Esther ha trascorso gli ultimi anni spostandosi da un luogo all’altro, cambiando continuamente lavoro, nel disperato tentativo di evitare l’incantesimo mortale che ha ucciso sua madre. Joanna invece è rimasta sola nella grande casa di famiglia, tra i boschi del Vermont, nascosta da una barriera di scudi invisibili che le consentono di proteggere la biblioteca ma che, al tempo stesso, la condannano alla solitudine più assoluta. Fin da piccola riesce a identificare i libri magici grazie a un ronzio che sente scorrere nelle vene ogniqualvolta si trova davanti al loro inchiostro speciale, e dopo la morte del padre ha dedicato la sua intera esistenza allo studio e alla conservazione dei preziosi volumi.

Le cose però prendono una piega inaspettata: nell’ultimo anno, infatti, Esther ha trovato rifugio in una piccola base di ricerca in Antartide e l’incontro con Pearl, di cui si è perdutamente innamorata, l’ha convinta a mettere radici e a sfidare la maledizione da cui per anni ha tentato di fuggire. Quando alcune macchie di sangue appaiono sulla superficie degli specchi della base di ricerca capisce che dal destino è impossibile scappare: Esther sa che qualcuno sta venendo a cercarla, mentre Joanna e la sua collezione sono in pericolo.

Le due sorelle devono lottare per sopravvivere e, per farlo, sarà necessario svelare i segreti che i loro genitori hanno tenuto nascosti per tutta la vita: segreti che attraversano secoli e continenti e che potrebbero mettere in pericolo la loro stessa esistenza.

Un avvincente esordio letterario ricco di incanto e suspense che trascina i lettori in un universo popolato di intrighi, misteri e magia. Un romanzo che ha come protagonisti i libri e il loro occulto, imperscrutabile potere.

Nel mondo di Joanna e Esther Kalotay esiste la magia. Esistono libri sulle cui pagine, con un inchiostro fatto di sangue ed erbe, sono trascritti incantesimi di ogni tipo. Joanna è sempre stata in grado di sentire la magia, come un ronzio nella sua testa, mentre Esther ne è immune. Da sempre sono state educate a rispettare e proteggere la collezione di libri magici della loro famiglia, ma è stata la magia stessa a separarle. Da anni, infatti, Esther è costretta a spostarsi di continuo per sfuggire all’incantesimo che ha ucciso sua madre, costringendo lei a un’esistenza mai stabile e Joanna, dalla morte del padre per un libro misterioso, a una celata in casa, protetta da scudi, ma condannata a una vita di solitudine e lavoro. Tutto cambia quando nella vita di Esther fa di nuovo capolino la magia, altri personaggi sono coinvolti nelle esistenze delle due sorelle e il loro mondo si amplia, diventando sempre più minaccioso e rischiando di mettere ognuno di loro in pericolo.

Storie che trattano di libri e biblioteche piene di volumi magici, dove sangue ed erbe sono richiesti per compiere incantesimi non sono nuovi nel panorama letterario e “La biblioteca di sangue e inchiostro” si colloca perfettamente tra essi, pur non limitandosi soltanto a questo. Si tratta di una storia di magia e incantesimi, personaggi con sangue potente, oscure verità tenute nascoste per anni che si intreccia sapientemente a legami e drammi familiari, bugie e verità e un forte legame tra sorelle che è stato messo alla prova nel corso degli anni.

La storia è principalmente narrata da tre punti di vista: Joanna, costretta a un’esistenza di custode della biblioteca di famiglia, in una casa enorme tra i boschi del Vermont, Esther, costretta a una raminga, lottando per non legarsi ad altre persone, ma innamorandosi di Pearl, Nicholas, giovane rampollo di un’altra Biblioteca, costretto a fuggire con Collins, sua guardia del corpo, quando si ritrova in pericolo. Questi quattro personaggi, dalle vite profondamente diverse, finiranno per trovarsi a causa di eventi e sotterfugi, spingendoli a lottare per salvare se stessi e ciò cui tengono di più.

Se il libro parte come una storia di magia e incantesimi, libri che sono in grado di far volare, attraversare specchi, mantenere la giovinezza e via discorrendo grazie ai loro incantesimi, è la parte “umana” che colpisce di più e sulla quale l’autrice si è soffermata, facendomi innamorare di questa storia. Ha saputo caratterizzare benissimo i personaggi, principali e secondari. Joanna con la sua rabbia e solitudine, Esther, con il suo dolore e l’esistenza costretta alla fuga, Nicholas con le delusioni e il vivere in una prigione dorata. L’autrice ha saputo esprimere alla perfezione le frustrazioni, delusioni, sofferenze dei personaggi, cogliendone ogni sfumatura, dai pregi ai difetti e rendendoli perfettamente realistici e tridimensionali nelle loro azioni e nei loro sentimenti.

Inoltre, la parte “magica” e “umana” sono intrecciata alla perfezione e la storia è colma di colpi di scena davvero molto intriganti. Ho davvero apprezzato questa lettura e questi personaggi e il loro mondo sarà difficile da dimenticare.

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

La cerchia d’oro. Scholomance 3 di Naomi Novik- Review Party

Salve e benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a “La cerchia d’oro” di Naomi Novik, terzo e ultimo libro della trilogia iniziata con Scholomance 1, Lezioni pericolose. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima, che non ha in alcun modo influenzato le mie opinioni.

Naomi Novik
pubblicato da Mondadori

Non ero più alla Scholomance. Avevo liberato gli studenti e imprigionato tutti i nefasti al posto nostro, dopodiché avevo separato la scuola dal mondo con quei mostri famelici stipati dentro, destinandoli a un eterno sgranocchiarsi reciproco. Ora, quindi, potevo dormire senza pensieri, fare qualsiasi cosa e andare in qualsiasi luogo volessi. Ed era lo stesso per chiunque altro, dall’ultimo ragazzino che avevo guidato fuori dalla Scholomance a tutti quelli che non avrebbero mai dovuto frequentarla. Fatta eccezione per Orion, scomparso nell’oscurità. Fuggire dalla Scholomance sembrava un sogno impossibile, invece, in qualche modo, si è avverato per El e i suoi compagni di classe, anche se alla ragazza è costato molto caro. Oltretutto il mondo non è affatto diventato un posto sicuro per tutti i maghi, anzi. La pace e l’armonia sono ancora un traguardo lontano per le cerchie di ogni Paese. Perché qualcuno ha raccolto il progetto di distruggerle una volta per tutte e lo sta portando avanti con fermezza. A questo punto, dopo tanta fatica fatta per uscirne, l’unica soluzione per El sembra proprio tornare indietro, trovare un modo cioè per rientrarci, alla Scholomance.

“La cerchia d’oro” ritorna dopo il terribile e angoscioso cliffhanger del libro precedente, conclusosi con Orion che spinge El fuori dalla Scholomance e rimanendo intrappolato al suo interno. La vittoria di El e dei suoi alleati, quella di liberare la scuola da tutti i suoi alunni, stipandola di nefasti e distaccandola dal resto del mondo, è stata pagata a caro prezzo. Orion è perduto e El non sa come andare avanti. Non le sembra una vittoria, non riesce a tornare alla vita lasciata anni prima, a farsi coccolare dalla madre, a seguire i progetti che aveva sperato di iniziare con le sue alleate. Inoltre il mondo delle cerchie è in pericolo, perché qualche stregone oscuro ne sta minando le fondamenta, lasciandole cadere nel vuoto e uccidendo tutti i suoi abitanti. E ci sono persone che chiedono il suo aiuto.

Volente o nolente, El è trascinata nuovamente in un gioco di poteri e intrighi politici, nonostante il suo obiettivo primario sia l’impossibile: ritornare alla Scholomance e ritrovare Orion e se, come teme, è stato inghiottito da Pazienza, liberarlo, dandogli la pace che merita. Eppure non tutto sembra ciò che che lei e i suoi amici e alleati pensano e ci sono ben più oscuri segreti alla base non solo della Scholomance stessa, ma anche delle cerchie e della vita di El e Orion.

Con fantasia, pericoli, colpi di scena, viaggi e rocambolesche fughe, La cerchia d’oro chiude magnificamente la trilogia, fornendo al lettore risposte a tutti i quesiti avuti nel corso di tutti i libri. Sui poteri di El e Orion, sulla scuola stessa, sulle cerchie e su cosa si fondavano, sulla famiglia di El e di suo padre, sulle capacità della madre. L’autrice ha saputo chiudere perfettamente, senza lasciare nessuna domanda senza risposte, il cerchio iniziato con Lezioni pericolose. Troviamo una El più matura e sicura di sé, anche se sempre un po’ scontrosa e riluttante ad aiutare gli altri, nonostante lo faccia comunque. Troviamo Aadhya, Liesel, Liu e gli amici e alleati che El ha “raccolto” nel corso dei suoi anni alla Scholomance, pronti ad aprire gli occhi alla vera realtà delle cerchie e ai pericoli insiti. Tra giochi di potere e intrighi, viaggi e magie e incantesimi, El saprà fare affidamento non solo su se stessa, ma anche sui suoi cari.

Brillantemente Naomi Novik ha saputo affrontare e scrivere il lutto di El per la perdita di Orion. Un lutto fatto di rabbia, negazione, incapacità di reagire, modi per dimenticare e spegnere il proprio cervello e lasciare che sia il corpo a decidere, determinazione e volontà. El è sempre stata un personaggio amato o odiato. Un personaggio intenso con la sua rabbia, testardaggine, fierezza e fedeltà nei confronti di chi ama e vuole proteggere e, dopo anni trascorsi alla Scholomance, tra alleanze e sfide, è pronta ad adattare ciò che ha imparato sul mondo esterno essendo non così diverso da ciò che ha affrontato in quel momento, sempre fatto di intrighi, bugie e segreti.

Ci sono molte cose che vorrei dire su questo romanzo, ma eviterò per non fare spoilers. Aggiungo soltanto che si tratta di una conclusione eccellente e l’autrice è stata in grado di chiudere perfettamente il cerchio, dando a tutti i personaggi un finale più che soddisfacente. Davvero consigliato!

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

Le bugie della nostra vita di Mikita Franko- review party

Salve a tutt* e benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a “Le bugie della nostra vita” di Mikita Franko. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima, che non ha influenzato in alcun modo le mie opinioni.

Genere: Narrativa Contemporanea

ISBN: 9788804771524

300 pagine

Prezzo: € 19,00

Cartaceo

In vendita dal 13 giugno 2023

Acquista su:

Mikita ha solo cinque anni quando muore la sua mamma. Da quel momento, va a stare dallo zio Slava, nella casa in cui il giovane abita insieme al compagno, Lev. La convivenza non parte col piede giusto, ma piano piano i tre diventano una vera famiglia. I problemi cominciano con l’inizio delle scuole elementari, perché per nessun motivo Miki dovrà raccontare il loro segreto. Nessuno dovrà mai sapere che è stato cresciuto da una coppia gay. Nella Russia di Putin, infatti, la diffusione di questo dettaglio metterebbe a rischio il loro nucleo famigliare. A lungo andare, però, questa girandola di bugie travolge Miki portandogli via la spensieratezza. Crescendo, diventa un adolescente rabbioso, aggressivo, cade in depressione. Quando poi si rende conto di essere attratto dai ragazzi, gli sembra di vivere un incubo: sta diventando la prova vivente di quanto sostiene la propaganda del regime, ovvero che le coppie omosessuali crescono figli omosessuali. Ci vorrà tempo, e tanti fallimentari tentativi di innamorarsi delle ragazze, prima che Mikita faccia pace con se stesso e con la propria sessualità…

Le bugie della nostra vita è un romanzo intenso che punta dritto al cuore raccontando senza ipocrisie una storia estremamente attuale con uno stile fresco e brillante che regalerà al lettore non poche risate.

TW: omofobia, suicidio, idee suicide, omofobia interiorizzata, violenze

Le bugie della nostra vita di Mikita Franko era un libro che avevo adocchiato da un po’. Avevo visto la traduzione in tedesco, cercato il libro in inglese e sono al settimo cielo che sia stato portato qui in Italia da Mondadori, perché è una storia che davvero merita essere letta.

Miki ha solo cinque anni quando perde sua madre e la sua vita viene stravolta. Affidato allo zio Slava, nella casa dove vive anche il suo compagno, Lev, Miki farà inizialmente fatica ad accettare l’idea di una famiglia arcobaleno, non solo perché non abituato all’idea, a causa di mancanza di rappresentazione, ma anche perché sarà costretto a nascondere la presenza del suo secondo padre al resto del mondo. Nella Russia di Putin, infatti, vivere in una famiglia omogenitoriale non è affatto semplice e diffondere questo dettaglio potrebbe metterla a rischio. Così il giovane Miki si ritrova a mentire e a vivere costantemente questa dicotomia: all’esterno, figlio di un padre single e senza una madre, all’interno della casa, amato, coccolato e rimproverato da due padri. A lungo, però, queste bugie e il continuo nascondersi porteranno il giovane a sentirsi frustrato e logorato, ledendo, lentamente, la sua spensieratezza e infanzia e portandolo, durante la sua adolescenza, a crescere rabbioso, ribelle e depresso. In un racconto episodico, Miki ripercorre la sua vita, dai cinque ai quattordici anni, ricordando episodi, momenti imbarazzanti e affettuosi, difficoltà e menzogne, i primi amori, le difficoltà a scuola, il bullismo e le numerose esperienze che l’hanno fatto crescere.

Avrei tantissime cose da raccontare su questo libro, ma vorrei introdurre la mia recensione dicendo che, per essere un romanzo di debutto con i suoi difetti, purché piccoli, Le bugie della nostra vita è un romanzo che colpisce dritto al cuore, commovente, costellato di momenti divertenti e intensi, con personaggi, anche se non tutti, ben caratterizzati e sviluppati e con una narrazione coinvolgente. La storia viene narrata dal punto di vista di un bambino, permettendo al lettore di seguire la sua vita ed esperienze in una famiglia arcobaleno e, con l’ingenuità del bambino stesso, a porsi domande e ricevere risposte su cosa sia l’amore, perché la sua famiglia sia diversa dalle altre, cosa significa crescere in un mondo dove è costretto a nascondere i suoi affetti e dove, con difficoltà, imparerà a fare i conti con ciò che prova e la propria sessualità.

Le bugie della nostra vita presenza varie tematiche importanti di cui parlare. Una di queste è la costante, ma necessaria, rete di bugie che Miki è costretto a dire, il continuo nascondere la presenza di Lev al resto del mondo, cosa che diventerà sempre più complicata nel crescere ed avere amici ed a, occasionalmente, ospitarli a casa. Il rancore che porterà, durante la sua adolescenza, a scatti di rabbia, ribellione e depressione, nasce dalla costante contraddizione tra le regole della sua famiglia e quelle del resto del mondo. Il mondo che, attorno a lui, impone delle regole a loro svantaggio, mettendoli in pericolo. La sofferenza di dover mentire, la paura di venir portato via dai suoi padri, nel caso qualcuno scoprisse la verità, è qualcosa che ha caratterizzato Miki sin dall’infanzia, permettendo al rancore e alla depressione di fomentare e nascere e, costringendolo, anche, a crescere più in fretta e a responsabilizzarsi prima del tempo.

Un’altra fondamentale dicotomia tra il modo in cui Miki e i suoi compagni vengono cresciuti ed educati. Miki vive in una famiglia che, esattamente come quelle “tradizionali”, lo coccola, lo sgrida se fa errori, lo vizia, lo segue nella sua educazione, gli insegna la differenza tra il giusto e lo sbagliato e, vivendo in una famiglia omogenitoriale, Miki comprende che non c’è alcuna differenza tra l’amore queer e quello eterosessuale. Al contrario, è evidente da personaggi come Lena e Il’ja, che, cresciuti in un ambiente diverso subiscono gli influssi della cultura e della famiglia, vivendo con omofobia interiorizzata e convinti che essere gay sia “disgustoso e anormale” (cit. Lena). Miki, nonostante ciò che legge su Internet, ciò che apprende dai suoi compagni e dal mondo esterno su ciò che dovrebbero essere le famiglie omogenitoriali, sin da piccolo si ritrova a scontrarsi con una realtà ben diversa da ciò che gli altri pensano.

“Crescendo e addentrandomi sempre più nell’infosfera, ho letto molte teorie secondo cui i genitori dello stesso sesso non sarebbero buoni genitori, ma tutte quelle teorie cozzavano con i miei ricordi; cozzavano con quanto amato, voluto e importante mi fossi sentito nella mia famiglia.”

Questo è uno dei messaggi più importanti del libro, quanto l’amore sia fondamentale per crescere e come non ci sia differenza tra i differenti tipi di famiglia, se non le bugie diffuse dagli omofobi che, spesso e volentieri, usano la religione e false prove scientifiche, per giustificare il loro odio e la loro incapacità di accettare ciò che è diverso da loro, ma non per questo sbagliato.

La storia è molto scorrevole, ma non si esime dal raccontare episodi di violenza, sia in casa che al di fuori, come nell’ambiente scolastico, presentando episodi di bullismo e violenze su minori e ho davvero apprezzato come sia stato usato il punto di vista di un bambino per affrontare tematiche anche abbastanza pesanti, come l’omofobia, la violenza, il suicidio, la morte.

Per quanto riguarda i personaggi, devo ammettere di aver molto apprezzato Lev, in quanto mi sembra sia quello meglio caratterizzato, escludendo Miki (che pure presenta, nel corso del romanzo, le sue contraddizioni). L’ho trovato un personaggio molto realistico e complesso, nella sua difficoltà ad esprimere le emozioni, nell’essere molto introverso, emotivamente costipato e a dimostrare il suo affetto e preoccupazione in alcune maniere che non ho molto apprezzato, ma che posso “capire” (tra molte virgolette). Come per il resto dei personaggi, il modo di comportarsi deriva moltissimo dall’ambiente in cui si vive e dalla cultura che li circonda. Slava è un personaggio che, contrariamente a Lev, si comporta all’interno della famiglia come “poliziotto buono”, ritrovandosi, nel corso della vita di Miki, a dover crescere più in fretta, ad assumersi le sue responsabilità, pur restando il genitore più indulgente tra i due. La dinamica familiare è una delle più realistiche, complesse e principali del libro. Si tratta di personaggi che, a causa di un lutto, si ritrovano a formare una famiglia, pur essendo molto diversi tra loro. Tale differenza è, infatti, rappresentata anche dai litigi tra Miki e Lev, con Slava come mediatore, dai diversi modi di educare e dal costante e importante smussarsi delle tre parti, fino a formare una famiglia che, con i suoi difetti e errori (come tutte) è formata da persone che si amano profondamente e che farebbero di tutto l’una per l’altra. I personaggi, in particolar modo, Miki, Lev e Slava, sono estremamente realistici e rappresentati alla perfezione con le loro fragilità e difficoltà, mostrando l’importanza e le conseguenze che l’educazione e l’ambiente che li circonda, che si riflettono nei loro comportamenti. Personaggi molto umani, nei loro errori, nei loro atteggiamenti e che cercano di migliorare sia per se stessi che per le persone che amano e, nel complesso, ho trovato il personaggio di Lev quello più riuscito nella sua imperfezione umana.

Il romanzo, inoltre, tratta anche di come la violenza sia socialmente diffusa e “accettata”, sia nell’ambiente scolastico che a casa. Essendo una storia raccontata da un bambino, ho trovato abbastanza realistico il modo in cui Miki, pur riconoscendo le ingiustizie e la differenza tra giusto e sbagliato, cerchi di non attirare le ire dei bulletti della classe, eviti di difendere pubblicamente l’omosessualità, sempre traumatizzato dall’idea di poter ferire la sua famiglia e di perderla. Inoltre, la violenza viene vista anche come un modo di punire, di sfogarsi, di espellere il risentimento e il rancore presenti, pur non giustificandola affatto.

Le bugie della nostra vita è un romanzo di debutto e in quanto tale l’ho davvero molto apprezzato. Ci sono, però, delle cose che avrei voluto fossero state meglio approfondite. In particolar modo, ho trovato la parte finale molto frettolosa e non mi è piaciuto il modo in cui le prime esperienze di Miki, le sue difficoltà, la sua depressione, la presenza del primo “ragazzo” e del nuovo fratello, siano state così abbozzate e non particolarmente sviluppate. Avrei preferito, soprattutto, che la salute mentale di Miki, le sue tendenze dannose e la conclusione stessa del romanzo fossero state meglio scritte, dato che sia la parte finale che l’epilogo stesso risentono della frettolosità dell’autore nel voler “chiudere” il romanzo, pur lasciando il finale abbastanza aperto. Esiste, infatti, un seguito, che, spero vivamente, venga portato presto in Italia.

Nel complesso, Le bugie della nostra vita è un romanzo commovente, importante e ben scritto, che consiglio assolutamente a tutti.

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

Le trame del regno- This woven kingdom by Tahereh Mafi Review party

Buongiorno e benvenut* alla mia tappa per Le trame del regno di Tahereh Mafi! Un grazie enorme a Franci per aver organizzato, Dolci per il banner e la casa editrice per la copia in anteprima!

EditoreFanucci

CollanaYoung adult

Pubblicato 02/05/2023

Pagine372

Per il mondo, Alizeh non è altro che un’umile serva, e non l’erede scomparsa dell’antico regno Jinn costretta a nascondere la sua identità. Il principe ereditario Kamran conosce le profezie che annunciano la morte del re, ma può immaginare che la serva dagli occhi misteriosi, la ragazza che non riesce a togliersi dalla testa, sconvolgerà il suo regno e il mondo intero. E mentre gli animi si infiammano e la guerra divampa oltre le mura del palazzo, la posta in gioco diventa sempre più alta…

Perfetto per i fan di Leigh Bardugo e Sabaa Tahir, This Woven Kingdom – Le trame del regno è il primo capitolo di un’epica e romantica serie fantasy ispirata alla mitologia persiana dell’autrice Tahereh Mafi. 

Alizeh non è che per il mondo un’umile serva, che lavora in una grande casa nobiliare e che lotta per sopravvivere facendo anche la sarta nei rari momenti di libertà. Pochi sanno che una Jinn, le cui abilità, la forza, la resistenza e la possibilità di diventare invisibile, tra le varie capacità, sono accuratamente nascoste ai più. Nonostante gli accordi presi dal re Zaal che hanno posto fine alle guerre tra Jinn e gli Argilla, il suo popolo è decimato, preso di mira e lei stessa ha perso ogni cosa. Ormai si è rassegnata a un tipo di vita nel quale poco le resta e le basta. Non importa che sia la regina dell’antico regno Jinn. Eppure cambiamenti incombono all’orizzonte e una sventata aggressione, un atto di pietà e compassione e un inaspettato incontro sono ciò che basta per mettere in moto qualcosa che le stravolgerà per sempre la vita. Kamran è il principe, erede al trono ed è ben consapevole di una profezia che minaccia la morte del re, suo nonno, a causa di una giovane, ma non avrebbe mai potuto immaginare che il suo coinvolgimento e curiosità avrebbe fatto incrociare il suo cammino con quello di una serva bellissima e dagli occhi misteriosi. La sua vita, nel palazzo colmo di ricchezze e agi non potrebbe essere più diversa da quella della giovane e nonostante le responsabilità e il pericolo, Kamran e Alizeh non riescono a non essere attratti l’uno dall’altra, stravolgendo così il destino del loro paese.

Inspirata alla mitologia persiana, Le trame del regno è il primo romanzo di una trilogia fantasy, tra intrighi politici e romanticismo. La storia è narrata da due punti di vista, quello di Alizeh e quello di Kamran, dalle profonde differenze sia di status che di opportunità, le cui vite si incontrano, scontrano e intrecciano in una trama fitta e ben più complicata di ciò che possano immaginare, tra profezie, regni in pericolo e minacce interne ed esterne.

Le trame del regno è un libro che mi è abbastanza piaciuto. Mi ha colpito l’aspetto politico sociale, le ribellioni che minacciano il regno di Ardunia dall’interno e dall’esterno, i nemici politici e come l’autrice sia stata in grado, tramite i due punti di vista, a mostrare il regno da due prospettive ben diverse e con personaggi molto differenti l’uno dall’altra. Alizeh, nonostante le privazioni della sua vita, i lutti e le sofferenze, è una giovane testarda e coraggiosa, determinata a sopravvivere e a cavarsela in un mondo che, sia perché è una serva che perché é Jinn, è determinato a schiacciarla, aggredirla, farle del male. Alizeh è sempre stata costretta e in grado di cavarsela da sola e quando qualcuno di inaspettato riconosce la sua identità e le offre una via di fuga dagli abusi subiti, ogni cosa cambia. Kamran, dall’altro lato, è giovane e testardo, molto tendente all’irascibilità, la cui vita viene stravolta dalla vista della giovane, che non riuscirà più a togliersi dalla testa e che stravolgerà ogni cosa.

Cosa mi è piaciuto del libro? L’aspetto sociale e politico, gli intrighi di corte, le ribellioni in atto che minacciano il regno, la testardaggine e compassione di Alizeh e la sua resilienza, di fronte a ogni tipo di avversità e abusi. Un bel personaggio, ben sviluppato e che matura molto nel corso della storia, diventando sempre più consapevole di chi è e che può fare. Nonostante il finale inaspettato, non vedo l’ora di vedere cosa le accadrà.

Cosa NON mi è piaciuto del libro? Sfortunatamente non ho per niente apprezzato il personaggio di Kamran, che ho trovato inutilmente tendente alla rabbia, con comportamenti incostanti e quasi un’ossessione nei confronti di una giovane intravista una volta soltanto. La presenza di giri di parole infiniti per dire qualcosa, soprattutto nel palazzo e tra reali ha reso la lettura molto lenta in alcuni punti, ma la cosa che mi ha deluso e che ha fatto scendere le stelle che avrei dato al libro è stato l’instalove.

L’instalove è un trope che odio profondamente e che ho trovato ben presente in questo libro. Kamran vede una volta Alizeh e si ossessiona, dapprima credendola una spia intenta a minacciare il regno, poi facendosi sconvolgere dalla sua estrema bellezza che lo porta a sentirsi contrastato nelle scelte che dovrebbe fare per il suo regno. Alizeh e Kamran si innamorano all’improvviso. Non si conoscono, non sanno neanche i nomi l’uno dell’altro quando si baciano la prima volta e la presenza di questa coppia e romanticismo ha decisamente deluso le mie aspettative, perché spunta dal nulla, senza radici e senso.

Non so se continuerò a leggere questa saga, soprattutto per questa coppia che non mi ha minimamente coinvolta.

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

Fable di Adrienne Young- review party

Benvenut* alla tappa del review party dedicato a Fable. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato e alla casa editrice per la copia in anteprima.

Editore Mondadori

Collana Oscar fantastica

Pubblicato 23/05/2023

Pagine 360

Figlia del più potente trafficante dello Stretto, la giovane Fable ha conosciuto un solo luogo che possa chiamare “casa”: una nave ormai colata a picco. Quattro anni prima ha visto la madre annegare durante una terribile tempesta; il giorno seguente il padre l’ha abbandonata su un’isola covo di furfanti. Per sopravvivere Fable ha dovuto imparare a badare a se stessa, senza fidarsi di nessuno e contando solo su ciò che sua madre le ha insegnato. A tenerla viva è il desiderio di lasciare l’isola, ritrovare il padre e rivendicare il proprio posto al suo fianco. Ad aiutarla nell’intento c’è West, un giovane mercante. Fable però si accorge presto che durante la sua permanenza sull’isola i nemici del padre e i rischi connessi alla sua attività si sono moltiplicati; e, come se non bastasse, West non è chi dice di essere. Ma la ragazza non ha scelta: se vuole rimanere viva, dovrà lottare insieme a lui contro pericoli ben peggiori degli uragani che flagellano lo Stretto.

Ero molto entusiasta all’idea di leggere Fable. Sono innamorata della copertina ed ero molto incuriosita dalla trama. Una giovane che ha perso tutto, costretta a cavarsela da sola e a rivendicare il suo posto accanto al più potente trafficante che abbia mai conosciuto. Una ragazza desiderosa di ottenere ciò che è suo e che affronta una serie di pericoli per farlo. Purtroppo, nonostante le premesse siano buone e la trama abbia delle potenzialità, la storia non mi ha particolarmente colpito.

Cosa mi è piaciuto? L’ambientazione sicuramente è molto intrigante, tra isole piene di furfanti, navi, immersioni e un mondo costellato da inganni, gioielli, segreti e bugie. Il gergo navale è davvero molto presente. La giovane protagonista è testarda, determinata a ottenere ciò che vuole, ma purtroppo non salva la storia. Può attirare la lettura all’inizio, ma poi…

Cosa NON mi è piaciuto? Difficile dirlo con precisione, se non voglio scrivere un altro libro al posto di una recensione, ma riassumendo:

Fable è il tipo di libro che sembra partire bene, ma che si perde un po’ andando avanti, tra incongruenze, scene messe a caso, deus ex machina e coincidenze un po’ troppo tirate per essere realistiche. La trama ci potrebbe anche essere, ma doveva essere sviluppata decisamente meglio, perché si perde e già a metà libro, se non a un quarto, non si riesce a comprendere quale sia la direzione. Ci sono poche scene, parecchie prevedibili, come alcune rivelazioni che mi hanno lasciata abbastanza basita nel pensare: “Ah, e tu ora ci sei arrivata a tale conclusione?”

L’andamento della storia è molto piatto e se fosse stata editata, sviluppata e movimentata un po’, anche solo un po’, poteva decisamente risultare una lettura migliore. Potenziale non sviluppato.

I personaggi. Per quanto uno si possa affezionare a loro (ma perché? Come?) molti, se non tutti, sono monodimensionali. West, l’affascinante e misterioso capitano di una nave altrettanto misteriosa. I suoi colleghi e marinai ci sono e non ci sono e non vengono minimamente inquadrati o sviluppati, se non gettando lì due frasi in croce. Fable, in quanto protagonista, è appena più approfondita, ma anche qui, pare ci sia l’intento di fare qualcosa e che poi si perda negli abissi marini.

Rapporti interpersonali. Anche in questo caso, ci sono momenti simpatici, di legame tra i vari personaggi, che però non salvano la lettura. In particolar modo c’è una storia d’amore che viene gettata lì, assolutamente senza nessun motivo, tramite frasi messe a casaccio che sembrano spuntare dal nulla. Dialoghi abbastanza inconsistenti e un finale piuttosto prevedibile nel momento in cui si parla di scorciatoie. Non credo leggerò altri libri di questa saga.

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

Sole nero di Rebecca Roanhorse- review party

Benvenut* alla mia tappa del review party dedicato a Sole nero di Rebecca Roanhorse. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato l’evento e alla casa editrice per la copia in anteprima che non ha influenzato in alcun modo le mie opinioni.

Disponibile su:     

Collana: Fantastica

ISBN: 9788804749196

588 pagine

Prezzo: € 17,00

Cartaceo

In vendita dal 16 maggio 2023

Nella città sacra di Tova, il solstizio d’inverno è un momento di celebrazioni e rinnovamento, ma quest’anno coincide con un’eclissi di sole, un evento astronomico raro che i Sacerdoti del Sole vedono come una rottura dell’equilibrio globale. Nel frattempo, una nave proveniente da una città lontana sta per arrivare a Tova proprio per il solstizio. La sua capitana, Xiala, una Teek caduta in disgrazia, ha il dono di un Canto in grado di placare le acque e sconvolgere le menti; trasporta un passeggero, Serapio, un giovane cieco, sfregiato, totalmente innocuo. Ma Xiala sa fin troppo bene che, di solito, quando un uomo è definito “innocuo”, finisce per diventare il malvagio della storia. Animata da una serie di personaggi indimenticabili, l’avventura narrata da Rebecca Roanhorse esplora temi come la decadenza del potere, il peso della storia, la lotta degli individui contro le convenzioni sociali e le ferite del loro passato.

Primo libro di una trilogia ispirata alle civiltà pre-colombiane, Sole Nero è una storia che si svolge su molteplici livelli, narrata da più voci narranti, le cui principali sono quella di Naranpa, Serapio e Xiala. Oscillando tra cielo e terra/acqua, letteralmente, tra le vicende di Serapio e Xiala sulla nave e sull’acqua e quelle di Naranpa in cielo e tra il clero, la storia è abbastanza intrigante. Popolata da personaggi complessi, ognuno con i propri obiettivi, capacità e sfaccettature, l’obiettivo della scrittrice è quello di creare un universo sfaccettato, carico di storia e pieno di intrighi. Purtroppo, per me, ci riesce a metà.

Sole nero è un libro che ha grandi potenzialità. Ambientato in un mondo d’ispirazione chiaramente non occidentale e orientale, ci viene detto dalla trama e dalle note che sarebbe d’ispirazione pre-colombiana. Eppure, nell’ignoranza del lettore, la storia poteva essere ambientata ovunque, poiché difficile da individuare, nonostante gli affascinanti mondi e tradizioni descritte. Le ambientazioni, il modo di navigare di ispirazione polinesiana, sono cose che si comprendono solo alla fine, grazie alle note dell’autrice stessa. L’idea della città sacra, dei sacerdoti, dei diversi clan e la convergenza che dovrebbe annunciare l’arrivo del Dio Corvo che avrebbe vendicato il suo popolo dalle violenze subite è estremamente affascinante, ma, purtroppo, resa non benissimo.

Si tratta di un libro di quasi 600 pagine, all’interno del quale la trama si perde e si dipana in maniera poco consistente, con elementi affrettati e poco considerati, un andamento oscillante, certe volte la storia è rapida, altre rallenta senza motivo e con alcuni buchi di trama e deus ex machina presenti. Vengono introdotte, accennate e poi abbandonate a se stesse, sotto trame che saranno, spero, sviluppate meglio nei libri successivi, ma che qui occupano solo spazio e non forniscono molto alla trama stessa, ma che, anzi, la rallentano e la bloccano.

Essendo una lettrice che ama leggere dei libri inclusivi, ero molto entusiasta di questo, dato che era stato celebrato come tale. All’interno di Sole nero c’è, infatti, un protagonista cieco, una donna bisessuale e personaggi non binari. Mi dispiace dirlo, però, ma si tratta di un libro che ha di inclusivo solo il nome. Nel parlare del personaggio bisessuale si ricorre ai soliti preconcetti e stereotipi che li vedono lascivi e disposti a fare sesso con chiunque, i personaggi non binari sono due, esattamente due, e ridott* allo sfondo e anche in questo caso vist* come moralmente ambigu* e capriccios*. Uno dei protagonisti è apparentemente cieco. Scrivo, apparentemente, perché la sua disabilità c’è e non c’è. Si tratta di un personaggio cieco che non si comporta da cieco, fatta eccezione per alcuni stereotipi nuovamente usati come la presenza di un bastone o come si muova. Un personaggio cieco di nomea, la cui cecità pare essere un’espediente narrativo che poi non porta da nessuna parte. Un cieco che però vede e si comporta come un personaggio vedente, la cui disabilità è decisamente poco chiara.

Sole nero è un libro che si presenta con una buona scrittura e una trama interessante, ma che, sfortunatamente, non è al livello di ciò che ci si è preposto. La caratterizzazione c’è, ma non del tutto, si ricorre a stereotipi che avrei preferito non vedere, la trama presenta dei buchi e un andamento oscillante. Si tratta di un libro con un grande potenziale, perché si vede che l’autrice ha fatto le sue ricerche, ma non ha saputo metterle in atto, sia nelle descrizioni, che nelle caratterizzazioni o nello svolgimento della trama stessa.

Mi dispiace dirlo, ma nonostante la presenza di molti personaggi, sono riuscita ad affezionarmi a nessuno di loro e ho trovato le relazioni interpersonali poco sviluppate o non necessarie ai fini della trama. Purtroppo non continuerò questa saga.

Pubblicato in: As Travars-Recensioni

The jasmine throne- Il trono di gelsomino di Tasha Shuri- Review party

Benvenut* alla mia tappa dedicata a Il trono di gelsomino di Tasha Shuri. Un grazie enorme a Franci per aver organizzato e alla casa editrice per la copia in anteprima!

Genere Fantasy

Collana Collezione Immaginario Fantasy

Ciclo The Burning Kingdoms

Anno 25 aprile 2023

Pagine 528

Esiliata dal dispotico fratello, la principessa Malini passa le giornate tra le mura di un tempio in cui è tenuta prigioniera, sognando la sua vendetta. La giovane Priya, invece, tiene nascosta la sua identità e lavora come serva nella dimora dell’odiato reggente. Ma quando Priya viene assegnata alle stanze di Malini e quando quest’ultima scopre la vera natura dell’altra, i loro destini si intrecciano irrimediabilmente. Una principessa che vuole rubare il trono al fratello e una serva in possesso di una magia proibita che cerca disperatamente di salvare la propria famiglia. Insieme, metteranno a ferro e fuoco l’impero.

The Jasmine Throne – Il trono di gelsomino dà inizio a una trilogia fantasy ambientata in un mondo ispirato alla storia e alle leggende indiane, in cui una principessa spietata e una potente sacerdotessa diventano delle improbabili alleate “in questo racconto ferocemente e sfacciatamente femminista” (S.A. Chakraborty).

Priya è una giovane serva, che lavora alle dipendenze del reggente del suo paese. Quando l’amica Sima le suggerisce di candidarsi con lei per occuparsi di una prigioniera rinchiusa nell’Hirana, Priya decide di accettare, nonostante quel luogo sia pieno di ricordi che preferirebbe non rievocare. Malini è la sorella dell’imperatore Chandra e, a causa di un complotto per rimuoverlo dal trono, ha perso ogni cosa e ora lotta per sopravvivere. Quando un’aggressione improvvisa spinge Priya a usare i poteri che ha lottato per tenere nascosta e viene sorpresa da Malini, ogni cosa cambia. Le due giovani inizieranno un rapporto fatto di vulnerabilità, menzogne, accurate rivelazioni e mezze verità, girando intorno l’una all’altra, servendosi a vicenda e cercando di comprendere, man mano che il rapporto si approfondisce, cosa provano l’una per l’altra e, soprattutto, se sono in grado di anteporre se stesse ai loro desideri e destini.

Primo libro di una trilogia d’ispirazione indiana, la storia è ambientata in un regno controllato da un crudele imperatore, all’interno del quale c’è un netto divario socio-economico e dove la popolazione dell’antico regno di Ahiranya lotta contro le disposizioni che li vogliono privati della loro cultura, lingua e identità. Un regno dove una pestilenza sta colpendo la popolazione e contro la quale non c’è alcun tipo di cura e dove i ribelli sono disposti a tutto pur di riprendere il potere del regno di Ahiranya. In questo contesto si muovono i personaggi di Priya e Malini, Sima e Bhumika, Rukh e Ashok, in un mondo dove la magia è connessa alle acque e alla terra e dove per ottenerla si rischia la vita, dove lealtà e menzogna si intrecciano e dove ogni cosa è sul punto di cambiare un intero impero.

La storia viene narrata da molteplici punti di vista, ma principalmente da Priya e Malini, i cui destini s’intrecciano, tra sotterfugi, menzogne, magia e ribellioni. Priya è una giovane sacerdotessa, ma che vuole dimenticare il suo passato e ciò che ha perso. Ritornare sull’Hirana, però, significa riconnettersi a un luogo e a una magia che credeva aver perso e che la spingerà a scontrarsi con iribelli, a partecipare a una lotta inaspettata e a venire coinvolta in una storia alla quale non era preparata. Malini, giovane principessa cresciuta a corte, tra ricchezze e bellezze, è determinata a fare ciò che è giusto per il proprio popolo, anche se il suo tentativo di spodestare il fratello dal trono la porta ad essere una prigioniera, lentamente lasciata morire. L’incontro con Priya, la sua presenza e aiuto cambieranno ogni cosa per entrambe.

Il trono del gelsomino è una storia che si muove su più fronti, meravigliosamente intricata, ma senza risultare confusionaria o complicata da seguire. Ci sono intrighi politici e di corte, ribellioni in atto, una pestilenza che sta lentamente decimando una popolazione, una violenta misoginia e un estremo razzismo nei confronti degli abitanti di Ahiranya, popolazione violentemente annessa al regno, la cui cultura, lingua e abitudini sono costantemente minacciate e cancellate. In un mondo dove essere se stessi, sia essere Ahiranyi, che avere un’altra religione, che essere sacerdoti o donne non obbedienti può significare la morte, Priya, Malini e l’amica di Priya, Bhumika, si muovono attentamente, tra sotterfugi, sacrifici e menzogne, lottando nell’oscurità per proteggere le persone che amano, salvare se stesse e l’impero stesso.

Il sistema magico è molto particolare e legato alla montagna, l’Hirana, la cui connessione con Priya è sempre stata forte e importante. La capacità di accedere ad acque potenti, a connettersi con sacerdoti e sacerdotesse mentalmente, attingere alla forza della natura attorno a sé è davvero molto originale e mi ha colpito moltissimo. Priya è un personaggio ben scritto e stratificato. Costretta a fare i conti con il proprio passato, i suoi poteri e natura e a scegliere cosa è più giusto per lei e le persone che ama, è determinata e testarda e ben caratterizzata nelle sue scelte. Malini spicca allo stesso modo, mostrando a Priya e al lettore le varie maschere che deve usare per poter sopravvivere in un mondo comandato da uomini, dove la sua esistenza è costantemente minacciata. Bhumika, amica di Priya e sorella sacerdotessa, moglie del reggente e potente, è un altro personaggio che mi ha profondamente colpito per la sua determinazione e forza. All’interno della storia sono anche presenti personaggi maschili, come Ashok, Rao, Prem, Rukh, ma sono le donne a spiccare con la loro forza, determinazione e intelligenza. Nonostante come vengano viste dal nuovo regno, come la loro morte viene vista quasi come un destino sacro, le donne del libro sono personaggi determinati, calcolatori, intelligenti e con le idee ben chiare su ciò che vogliono ottenere.

Per quanto riguarda l’aspetto romantico, c’è un lunghissimo slow burn e devo ammettere che il rapporto tra le due giovani donne non mi ha particolarmente colpito. Non ho notato molta chimica tra loro e, se lo sviluppo del rapporto appare abbastanza prevedibile, la storia non avrebbe sentito la mancanza di questo elemento, secondo la mia opinione. Si tratta di due donne con obiettivi ben diversi, unite da necessità e attrazione e affetto, ma il cui rapporto non mi ha molto colpita. Sono, però, curiosa di saperne i suoi sviluppi.

Complessivamente, tra sotterfugi politici, ribellione violenta, magia legata alla terra e personaggi ben complessi, la storia è ben fatta e sviluppata e sono davvero curiosa di leggerne il seguito.